Me lo dicevo oggi mentre chiudevo un lavoro lunghissimo che mi è parso interminabile.
Sono stanchissima, il mese di settembre con la sua frenesia e le sue scadenze annulla in brevissimo tempo tutti i benefici delle vacanze estive.
Ma finalmente volge al termine.
Mi rendo conto che, dopo quasi trent'anni di lavoro, ogni anno lo affronto con maggiore sofferenza.
Vero, dai miei inizi molte cose sono cambiate soprattutto sul fronte delle responsabilità.
Affrontate con sempre maggiore impegno. Non mi sono mai tirata indietro di fronte a nulla, ho lavorato e studiato senza mai fermarmi.
Sono orgogliosa di tutto il bagaglio che porto con me.
Allo stesso tempo non mi riconosco più nella frenesia di raggiungere tutti gli obiettivi possibili con la quale spesso, ultimamente, mi devo confrontare.
Sembra quasi un status, essere presenti, sempre accesi, sempre connessi, pronti ad evadere nel modo migliore e più veloce possibile ogni richiesta. Rintracciabili anche a ferragosto mentre pedaliamo in Maremma o nuotiamo in una caletta del Salento. Altrimenti la nostra immagine subirebbe contraccolpi insopportabili per il nostro ego. La foto sul profilo, professionale, bella ed elegante, non ci corrisponderebbe più. Non ci sentiremmo più all'altezza. Di cosa poi? Cosa conta veramente?
Ecco, io voglio scendere qui.
Voglio vedere i viali di fiori di pesco a Kyoto in primavera.
Le foglie di Central Park ad ottobre, meraviglioso tappeto autunnale.
Il Mall imbandierato a giugno per il compleanno della Regina Elisabetta.
Viaggiare da Hannover a Francoforte e ritorno sul TEE a dicembre.
Voglio il mio tempo.
Bisognerà ricominciare leggeri.