27 marzo 2013

Orgoglio e pregiudizio o Ragione e Sentimento?


Frontespizio della prima edizione (google images)


Qualche giorno fa, nel blog del mio amico Luca Fiorini, che ha scritto un post ricco e bello (come suo solito) dedicato al libro di Jane Austen che compie 200 anni, si è discusso di quanto sia ancora così attuale il romanzo.
E' stato ed è, uno dei romanzi più letti di sempre.
Che ci ha appassionato appena siamo state in grado di discernere.
Tutte ma proprio tutte, intrepide Lizzy innanzitutto e poi, a volte, a secondo dei periodi, Lydia,Mary,Jane e Kitty, le cinque sorelle Bennet.
Avvincente, divertente, ironico, con il suo prendere in giro la borghesia dell'epoca con tutti i suoi paletti e difetti, è in realtà un libro sull'amore che non va molto d'accordo con la ragione, e sull'autonomia e indipendenza femminile, punto fermo dell'autrice, riproposto in ogni suo lavoro.


Frontespizio prima edizione (google images)


Anche un altro famosissimo romanzo di Jane Austen ci fa riflettere sull'amore ma partendo dalla contrapposizione della ragione sul sentimento.
Marianne la protagonista,si ritrova alla morte del padre con pochi mezzi, poichè tutto il patrimonio passa al fratello John. Lei e le altre due sorelle Elinor e Margaret, dovranno cercarsi una casa dove vivere adattandosi alle ristrettezze economiche.
Elinor la saggia e Marianne l'impulsiva, vedono l'amore in maniera diametralmente opposta. A Marianne tale visione costerà tantissimo in termini di sofferenza amorosa, ma alla fine comprenderà che l'esempio migliore per lei è l'assennatezza della sorella.E saprà abbracciare con amore sincero chi da sempre le è stato accanto, accontentandosi di adorarla in silenzio.

Insomma si parte dall'impulso per abbracciare la ragione.

E da ambedue i romanzi traggo spunto per allargare la riflessione.

Per prima cosa, su quanto il nostro orgoglio possa stravolgere la nostra ragione e i nostri sentimenti.
O le nostre opinioni.
Ci possa in sostanza rendere ciechi.impedirci di ascoltare i battiti forsennati del nostro cuore, lui che non ci mente mai.

E di come, ancora oggi, l'emotività ci appartiene e ci calza come un guanto e di quanto questo talvolta ci faccia agire d'istinto, facendoci prendere decisioni impulsive che a volte poi, rimpiangiamo. Ho detto a volte.

Allo stesso tempo pensiamo a quanto il pregiudizio, possa attaccare il nostro equilibrio e la nostra ragionevolezza, rendendoci poco obiettivi nei confronti di chi critichiamo alla luce di un elemento falso o dubbio.

Io penso che nessuno di noi sia stato immune da ambedue i difetti.
Nella nostra vita ci saranno stati momenti di puro orgoglio e momenti di irrefrenabile pregiudizio.
Non credo a chi dice di non avere mai avuto episodi, magari anche piccoli, in cui è venuto fuori il peggio, la marea del male che nascondiamo bene dentro di noi.
Fanno parte della nostra natura, solo che di solito sappiamo dominarli, non ci facciamo travolgere, li teniamo a bada.

Usando la sensibilità e la ragione che ci appartiene restiamo ancorati  alla realtà.Se capita, un secondo dopo ci siamo già pentiti di quanto abbiamo pensato degli altri e di quanto siamo stati poco modesti.

Ritengo sia molto forte il collegamento tra i due pregi e i due difetti.
Io preferisco il senso e la sensibilità, all'orgoglio e al pregiudizio.
Ma agli ultimi due non sono stata immune e c'è la probabilità che possa accadermi ancora.Ma constatare che fa parte di me mi consente di sperare che,  nella vita si può solo migliorare, se il meglio deve ancora venire.

Ma alla fine di questo ragionamento moderato, non pensate che
 gli impulsi emotivi siano la parte migliore di noi? Utilizziano la ragione per placarli, lasciandoci convincere dalla vocina interna(quella che rompe sempre le balle) di avere fatto la scelta più corretta.

Ma in tutta sincerità quante volte nella nostra vita avremmo voluto dare un calcio a tutto e a tutti e partire, per godere, ridere,respirare,amare, fino alla fine del mondo?

O NO?


Io se solo potessi, se solo potessi, partirei domani...







PS: SUL BLOG DI LUCA FIORINI CI SONO DELLE FOTO SPECIALI, VI CONSIGLIO DI FARE UN SALTO.



24 marzo 2013

Datemi una giornata deliziosa con gli Stereophonics






Il gruppo Sterephonics nella formazione odierna: Kelly Jones,Richard Jones, Adan Zindani (googles images)




Avrei tante cose da dire a proposito del fatto che la primavera tarda ad arrivare.
Per prima cosa che sono stufa. Il freddo, la pioggia, il brutto tempo in generale, mi hanno messo di cattivo umore.
Anche la neve, sissignore.
Ma forse siamo alla fine del tunnel, almeno per quel che riguarda il tempo.
Per il resto ci siamo dentro fino al collo.

Io vorrei vivere in un tempo di media stagione, una primavera intensa, con prati e profumi di fiori campestri. Lontano abbastanza dalla città per godermela ma non troppo, per non perdere l'abitudine allo shopping per esempio. Ah sì, una vita piena di contraddizioni piacevolissime. Lasciarmi andare a pomeriggi pigri, seduta sotto un albero fiorito a leggere o a rileggere un libro scritto con vera passione.
Oppure perdermi e fantasticare inseguendo il filo dei pensieri che mi ispirano le note dell'ultimo disco appena comprato. 
Come quello dei ragazzi di cui vi sto per parlare, gli STEREOPHONICS.
15 anni di carriera e otto album. Un gruppo di maledetti gallesi grandi bevitori e grandi sognatori.
Capitanati da un tipaccio fornito di un ego spropositato tale Kelly Jones.
Che a vederlo con quel ciuffo di capelli neri corvino e quella faccia da schiaffi lo capisci subito che sarebbe molto meglio stargli alla larga. Ne sanno qualcosa alcuni dei componenti del gruppo originario che se ne sono andati. Convivere con lui è davvero difficile, l'atteggiamento assolutista lo ha imparato dai fratelli Gallagher di cui sono stati supporter in parecchi concerti, prima che Liam e Noel decidessero di mandarsi al diavolo definitivamente. Ma Noel però è rimasto molto legato al gruppo tanto da partecipare alla realizzazione del loro ultimo lavoro " Graffiti on the train".
Nascono come gruppo brit pop nel 1992, bel sound anni 70 per poi convergere sul rock. Ma solo a fine '96 si fanno conoscere dal grande pubblico britannico. Sono giovani e arroganti, con un potenziale non indifferente. Kelly scrive canzoni che hanno molta presa sul pubblico. Testi a volte intensi, molte altre volte piacevoli. Il tutto condito da un bel rock sostenuto. Sono fin dall'inizio una bella promessa immediatamente premiata anche dalla critica. Il problema è che sono discontinui, o meglio che Kelly, la mente e il cuore del gruppo, è discontinuo. Spesso ho avuto l'impressione che faccia questo mestiere sul filo dell'ignavia,alternando momenti di intensa produzione a momenti di intensa pigrizia. Come quegli scrittori che scrivono un paio di libri che fanno subito il botto. Sono belli, graffianti, con una scrittura che segna, tutti presupposti grazie ai  quali ci si possono aspettare grandi cose. Poi però, tutto si ferma e non si capisce fino in fondo perchè succede. E ti incazzi perchè sai, da quello che conosci, che avrebbero la possibilità di fare tanto e farlo bene e di migliorare sempre di più e invece, si concedono un disco perfetto e subito dopo un altro da dimenticare. Ma mi piacciono. E molto. Dai tempi in cui sentii per la prima volta questa canzone che sembrava scritta su misura per me, nell'istante in cui cercavo di trovare un posto nuovo verso cui andare:



Riescono a regalarmi allegria ovunque mi trovi, con la loro carica positiva.



Hanno il potere di trascinarmi attraverso mille domande, le solite e spinose per le quali non riesci a trovare risposte degne:




Oppure ti fanno pensare che stai sbagliando e che se solo potessi riavvolgere il nastro della tua vita forse le scelte sarebbero diverse:


Non voglio rompervi le balle a lungo. Lo so che se insisto rischio di diventare noiosa, ma nel loro caso spero di avervi fatto conoscere qualcosa di interessante. Come dicevo all'inizio è appena uscito il nuovo album, Graffiti on the train.



Kelly, presentandolo qualche giorno fa da Vittoria Cabello a "Quelli che il calcio" ha parlato di lavoro epico. Suppongo si riferisca al fatto che, ha dovuto chiudersi per parecchio tempo in sala d'incisione senza svaghi e distrazioni a parte qualche birra,per provare a fare un bel lavoro come lui è in grado di fare, quando ne ha voglia. Deve essere stata dura. Ma visto che la prova precedente non era stata esaltante, mi auguro per davvero sia così. Il singolo "Indian Summer" già uscito da qualche giorno, promette molto bene.
E vorrei avere la possibilità di tornare a cantare a squarciagola ai loro concerti. Probabilmente in autunno saranno in Italia. Sarebbe bello tornare a sentirli dal vivo come nel 2010 all'Alcatraz.



Mi ero proprio divertita.

18 marzo 2013

Nicola Pezzoli:Quattro Soli a Motore






Certe volte nella vita ti capitano fortune impreviste. La mia è stata incontrare l'autore per caso sul web, conoscerlo attraverso il suo blog e  e avvicinarmi alla sua scrittura,che mi ha colpito profondamente.
E mi sono resa conto ancora una volta che, non sempre i più bravi sono quelli famosi e osannati dall'editoria.Quelli da milioni di copie vendute, che poi infarciscono i loro libri di ovvietà, quelli per cui i "critici prezzolati" sprecano parole inutili e spesso non hanno nemmeno letto ciò che osannano. I più bravi come Nicola, hanno dovuto lottare, per trovare qualcuno nell'ambiente che credesse in loro e li spronasse a continuare e a dare concretezza ai loro sogni e aspirazioni. Una lotta che si vede, nelle parole forti e ironiche del suo libro, nello sguardo vivace e amaro di Corradino, il protagonista. Ambientato negli anni '70 è un libro che parla di noi. Fanciulli all'epoca, pieni di fantasia e con gli stessi dubbi sul futuro. Con pochi mezzi, ma con un interesse vivo verso cose e  persone che i bimbi di oggi non conoscono. Chiusi nelle loro trappole di cemento e proiettati in un mondo virtuale che sempre di più li allontana dai propri simili.
Milioni di dubbi, fobie e paure, certo.
Bullismo, violenza, incomprensione degli adulti, lotte per emergere,sperimentare  e diventare grandi.Attraverso il dolore.Con una curiosità immensa.Che oggi abbiamo perso.
E senza la grancassa della propagazione attraverso i media, tutto ciò nasceva e si risolveva, nella maggior parte dei casi, con poco clamore e qualche sberla. Mia nonna diceva che "tutto aiutava a diventare grandi" i dolori, le risate, la gioia di quell'età.
Io dico non tutto,alcune cose ci restavano attaccate addosso come carta moschicida sull'anima. Ma, forse, allora si dava il giusto peso ad alcune situazioni. E noi, più liberi anche di sbagliare, cadevamo, sbucciando le ginocchia. Ma poi le ginocchia guarivano da sole, con un po' di saliva sputata sulla ferita e via.
Verso il nuovo traguardo. Mentre le lacrime, anche quelle più pesanti, le ricacciavamo indietro, perchè piangere era da femminucce. E anche l'orrore di alcuni momenti doveva sparire, ingoiato, fagocitato respinto.
Il libro è un tuffo nel nostro passato, nella nostra infanzia, nel "come eravamo". Con toni e scrittura irriverente, estremamente intelligente, ironica e alcune volte molto amara.
Attraverso la lucida,contemporanea verbalità di Corradino, alzeremo anche il velo su un mistero rimasto tale per quasi un secolo. E in questo modo,lo  scrigno prezioso dei ricordi, si tingerà di giallo.
Io mi fermo qui e lascio parlare Nicola, facendo in modo che tutto scorra e vi arrivi attraverso la limpidezza dei pensieri del protagonista.
Vi lascio alcuni brani del romanzo.

Sull'amicizia e sul migliore amico Gianni:
"Avere qualcuno accanto che ti legge una favola è come tornare molto piccolo. Mi allettava, e mi faceva sentire protetto, quel regredire. Mi rannicchiavo nel fieno, mi raccoglievo, mi concentravo anche nel senso delle dimensioni, afferrandomi le ginocchia tra le braccia e stringendo forte, e stavo in ascolto, e quello che provavo per Gianni in quei momenti era qualcosa di molto simile all'affetto filiale. Aveva solo un anno più di me, ma quando mi leggeva le sue storie nel fienile, Gianni era mio padre."

Sulla scuola e la maestra Piera:
" In seconda c'era stata tra noi la schermaglia delle copertine colorate, lei pretendeva che tutti i quaderni a righe d'italiano fossero foderati con una  copertina verde, e con quella gialla quelli a quadretti di aritmetica. Le mie copertine plastificate erano blu.Non erano sgualcite né sporche né niente. Andavano benissimo....Invece di stare zitto risposi: Be' non mi sembra così tanto difficile.Verde tac! prendo quello a righe. Giallo, zac! tiro fuori quello a quadretti. Non sono mica nevvero, mongoplegico.
 Così mi beccai una tripla nota di demerito sul diario da far firmare a entrambi i genitori: per averle risposto, per avere usato quella tremenda parola, per il rifiuto reiterato di procurarmi le famose copertine. Il giorno dopo, feci il mio ingresso in aula con quaderno giallo e il quaderno verde come tutti  gli altri fessi, e con nuovi spaventosi lividi sul retro delle gambe, camuffati bene dai pantaloni lunghi, meno bene dal modo lento e penoso di camminare."

Sui fumetti:
"Mi toccava prenderli a prestito dalla biscugina Violetta di Cuvio e dimenticarmi di restituirli. Mi approvigionavo da questa cugina di secondo o terzo grado molto più grande di me che ce li aveva proprio tutti, e poi soffrivo di amnesie restituitive... Il mio preferito era Paperinik. Anch'io mi vedevo come un eroe mascherato, quando espropriavo i Topolini. Corradinik alla riscossa!"

Sullo sport, 25 giugno 1978 finale dei Mondiali di calcio Argentina - Olanda.
"Per centoventi minuti, quella sera di giugno dei miei undici anni, seguii per tutto il campo i riverberi di un sogno arancione destinato ad infrangersi. Infrangersi contro il muro di sorrisetti sconci e beffardi degli oligarchi della dittatura militare argentina, schierati a gongolare in maschera sotto i baffi pettinati in tribuna d'infamia, come tanti sinistri gioppini del Carnevale della Morte. I miei eroi, quella sera furono tutti olandesi. E solo più tardi se ne sarebbe sovrapposto uno argentino. Uno solo, ma di una grandezza rilucente che allora non potevo capire: il centravanti Mario Kempes dai lunghi capelli. Lui, proprio lui, che con i suoi gol era stato decisivo, rifiutò, solo lui, in mondovisione di stringere lo zampone al torturatore gioppino Videla."

Sulla sua famiglia:
"Per la prima volta in vita mia la vidi davvero sbronza. Per la prima volta in vita mia la sentii in bagno che vomitava. Eppure, non ricordo di avere pensato mai a mia madre come a un'ubriacona.
A volte pensavo alla fortuna che a bere non fosse mio padre. Per mia buona sorte, Videla ero uno che per finire un bicchierino di grappa, quando proprio doveva accettarlo, poteva impiegarci due ore. Già così ne prendevo un sacco e una sporta. Con tempo giunsi a prevederle con precisione cronometrica. Poteva bastare una sua domanda innocua, per capire che più tardi le avrei prese... Ricordo quando mi scoppiò la stupidera, e lui mi picchiò per quello, perchè ridevo senza motivo, perchè sembravo (solo sembravo) un bambino felice.Lei invece l'alcol la rendeva mai cattiva, solo svampita e più dolce, ma di una dolcezza tristissima e arresa."

Il romanzo è disponibile in libreria.
Lo trovate anche in internet;  cliccando qui troverete il link.

Grazie Nicola.

13 marzo 2013

Le poesie di Vincenzo Iacoponi





Ho dovuto aspettare oltre un mese per avere questo piccolo e intenso libro tra le mani.
Poi le ho lette tutte, in un fiato solo, e le rileggerò, ancora e ancora.

Vincenzo Iacoponi è un amico di blog.Un artista a tutto tondo.Pittore, scrittore, poeta.
Anche camionista, per un po' tempo.
I suoi libri sono difficilissimi da recuperare in Italia. Io volevo la sua raccolta di poesie.
Sapete che ho un debole, per le parole che bruciano l'anima.
Questa spedizione mi ha tenuta con il fiato sospeso a lungo. Me l'hanno annullata due volte.
Poi finalmente la conferma e l'arrivo.

Io non posso parlarvi di Vincenzo,sarei troppo di parte; lascerò che alcune delle sue poesie, parlino per lui.
Se volete poi, narreremo dell'emozione che ci procurano.


Nel mio sonno del mattino

Qualche volta lo incontro
nel mio sonno del mattino.
è buio il cielo, ma da lontano
io lo riconosco mentre
che si allontana ogni volta da me
come colui che sfugge.
E' sempre buio il cielo, ma di lui
tutto distinguo: i suoi capelli
con la riga ben tirata nel mezzo, 
le sue dita lunghe
le scarpe di coppale
delle serata di festa grande,
il suo incedere lento, un po' goffo
per via dei pantaloni
che porta sempre troppo bassi in vita
con i risvolti che gli
vanno a finire sotto le scarpe.
Non succede mai niente di diverso quando
lo incontro nel mio sonno del mattino:
si allontana da me, arriva al buio
del fondo e prima
di infilarcisi dentro
si volta, apre la bocca come
per parlare, poi la richiude e scompare.
Anche questa volta mio padre
se n'è andato senza dirmi niente.


Buona è la notte

Buona è la notte, che mi fa pensare,
che mi aiuta a subire; bella
è la notte, che mi da' la voglia 
di sperare. Da trenta anni la accolgo
in questa casa, vicina
allo scorrere del Reno, dove sono
parcheggiato nell'attesa che tutto abbia fine.
Qui ascolto la notte e il suo respiro,
che trapassa i vetri, le mura
e le tegole del tetto: lo ascolto
unirsi al mio, che a volte è tranquillo,
molto spesso accellerato, qualche 
volta agitato. Poi c'è ancora
qualcosa che amo della notte; il tuo
silenzio calmo accanto a me.

Dicono di me

Dicono di me che cammino
sospeso un metro sopra il suolo,
a testa in giù 
come una figura del ramino,
casuale viandante di un pianeta parallelo.
Dicono che vivo pensando
a mille cose contemporaneamente
e non ricordo mai quello 
che ho pensato un minuto prima.
Però è bello vivere così,
sono pieno di sorprese e mi
sorprendo sempre, ogni giorno,
da mattino a sera.
Dicono che rendo infelici gli altri;
dicono che sono inaffidabile. Sento sempre
questo aggettivo svolazzarmi accanto
quando parlano di me.
Ignoro il significato di questa parola,
ma non me lo spiegate per favore
chè non voglio sapere,
e preferisco vivere inaffidabilmente 
scorrazzando nel vento.


Caro Vincenzo, mi permetterai vero che io possa parlare di te ogni tanto, attraverso le tue poesie?
La poesia che da il titolo al libro, ad esempio, avrà bisogno di un post apposta.


11 marzo 2013

Una notte sola con Dave


Depeche Mode (google images)

Potrebbe succedere alla fine di un loro concerto.
Mi intrufolerei come la più sfacciata delle groupie e mi farei trovare nel suo camerino.
Sono una bella donna mi dico (autostima aiutami), e lui di certo non è un ragazzino al primo pelo, ma ha tutto il fascino che la maturità, l'esperienza e la sofferenza gli hanno regalato.
In questi trent'anni di carriera, lui e la sua band, i Depeche Mode,hanno invaso con la loro musica i cuori e le menti di milioni di persone.
Trascinandole con loro, facendo dei loro pensieri la summa dei desideri di tanti.
Penso che ogni parola per descriverli sarebbe oltremodo superflua.
Hanno attraversato il tempo con noi in un soffio, dedicandosi alle masse, loro vera passione, vendendo oltre 100 milioni di album in tutto il mondo. 
Alternando momenti di grande intensità artistica a momenti di buio totale.
Ci sono stati avvicendamenti all'interno del gruppo che è sempre stato in bilico tra grandezza e follia e al timone, Dave Gahan.
E gli alti e bassi della loro musica sono dipesi dai componenti e soprattutto da Dave, dalle parole di Martin Lee Gore, tastierista e autore, e dall'attività imprenditoriale del terzo elemento, Andy Fletcher.

La grande musica accompagnata dallo sconquasso e dalla distruzione fisica e psicologica, sembra sempre un'esagerazione.
Nel loro caso è solo una conferma. L'alcool,la depressione e la droga, sono stati compagni devastanti della loro vita.
Dave ha sfiorato la morte che spesso ha cantato. E' caduto e si è rialzato.Ha cercato anche di farla finita, ha toccato il fondo.
Ma non ha mai negato nulla nè nascosto la sua sofferenza. E forse proprio grazie a questo, è tornato migliore e più grande di prima insieme ai suoi.
Alcuni dei pezzi del Depeche risentono del baratro, e della disperazione del loro leader.
Altri sono sintomatici della ripresa, del ricominciare, del ricostruirsi.
Così difficile ma mai impossibile.
Se vogliamo.
Un estratto dei miei brani preferiti:

1987: Never Let Me Down Again da Music from the Masses


1990: Enjoy The Silence da Violator




1997: Home da Ultra



2001: Freelove da Exciter



2005: Precious da Playing The Angel


2009: Wrong da Sound Of The Universe



Il 26 marzo esce il loro ultimo album  Delta Machine il tredicesimo in studio.
Il 18 luglio sono in Italia a Milano,concerto allo stadio Meazza (San Siro).
Io ci sarò e tenterò di sedurlo con tutte le armi possibili.Ho ancora qualche cartuccia ghghgh.
Adoro fantasticare, volare con la fantasia e cercare di farla coincidere con la realtà.Ci provo sempre e poi non costa nulla. 
E che diamine Dave, sto parlando di una notte.
Una notte soltanto, tutta nostra.
IL PARADISO.
Appunto.

2013: Heaven da Delta Machine



"TUTTO CIO' CHE HO SEMPRE VOLUTO, TUTTO CIO' DI CUI HO AVUTO BISOGNO
E' QUI TRA LE MIE BRACCIA,LE PAROLE SONO DEL TUTTO SUPERFLUE, POSSONO 
SOLO FAR MALE, GODITI IL SILENZIO."
(ENJOY THE SILENCE)

09 marzo 2013

Serena Pasqua con la pastiera napoletana di mamma Mimma.




La prima pastiera della stagione





Il momento è ideale per proporvi il dolce di oggi.
Nella tradizione napoletana rappresenta il giorno della Resurrezione.
E poi, come dice il mitico Mario Scaturchio, per la qualità degli ingredienti  è il momento migliore per assaggiarla.

Le dosi sono per 12 persone.

Preparazione per la pasta frolla se non volete usare quella surgelata che è ottima:
  • 3 uova
  • 500 gr. farina
  • 200 gr. zucchero
  • 200 gr. di strutto o di burro


    - Su un tavolo disponete la farina e lo zucchero a fontana con al centro il burro ammorbidito, i 3 tuorli d'uovo e la buccia grattugiata di mezzo limone.
    - Con una forchetta sbattete le uova al centro della fontana incorporando poco alla volta la farina i burro e lo zucchero.
    - Quando gli ingredienti saranno amalgamati, lavorate la pasta rapidamente senza impastarla, ma soltanto pressandola fino a quando il colore sarà diventato uniforme. La pasta frolla non va lavorata troppo per non farle perdere la friabilità.
    -Poi la fate riposare, almeno una mezzora, l'impasto coperto da un tovagliolo bagnato e strizzato.
    Ingredienti per il composto:
  • gr. 700 di ricotta
  • gr. 500 di grano cotto (si trova in scatola nei supermercati), se non lo trovate prendete del grano tenero in chicchi e lasciatelo in una terrina con acqua per 3 giorni ricordandovi di sostituire l'acqua tutti i giorni e poi cuocetelo a fuoco lento in una pentola con 5 litri d'acqua a fuoco vivo fino alla bollitura; poi abbassate la fiamma e cuocete a fuoco lento per un'ora senza mai girarlo. Io suggerisco però quello comprato lo uso da tempo ed è buonissimo.
  • gr. 500 di zucchero
  • 1 limone
  • gr. 50 di arancia candita
  • gr. 100 di latte
  • gr. 30 di burro
  • 5 uova intere + 2 tuorli
  • una bustina di vanillina
  • un cucchiaio di acqua di fiori d'arancio (io ne metto molto poco, non mi piace che il profumo sovrasti quello della torta)
Preparazione:
-Versate in un tegame il grano cotto, il latte, il burro e la scorza grattugiata di 1 limone; lasciate cuocere per 10 minuti mescolando spesso finchè diventi crema.
-Frullate a parte la ricotta, lo zucchero, 5 uova intere più 2 tuorli, una bustina di vaniglia, un cucchiaio di acqua di fiori d'arancio.
-Lavorate il tutto fino a rendere l'impasto molto sottile. Aggiungere la buccia di un limone grattugiato e i canditi tagliati a dadi(i canditi sono facoltativi io a parte l'arancia non metto altro). Amalgamate il tutto con il grano.
-Prendete la pasta frolla scongelata, o quella fatta da voi e distendete l'impasto allo spessore di circa 1/2 cm con il mattarello e rivestite la teglia (c.a. 30 cm. di diametro) precedentemente imburrata, ritagliate la parte eccedente, ristendetela e ricavatene delle strisce.
-Versate il composto di ricotta nella teglia, livellatelo, ripiegate verso l'interno i bordi della pasta e decorate con strisce formando una grata che pennellerete con un tuorlo sbattuto.
-Infornate a 180 gradi per un'ora e mezzo fin quando la pastiera non avrà preso un colore ambrato; lasciate raffreddare e, prima di servire, spolverizzate con zucchero a velo.
P.S. Una volta cucinata la pastiera, può essere conservata in frigo anche per 4-5 giorni.

"Currite, giuvinò! Ce stà 'a pastiera!"
E' nu sciore ca sboccia a primmavera,
e con inimitabile fragranza
soddisfa primm 'o naso,e dopp'a panza.
Pasqua senza pastiera niente vale:
è 'a Vigilia senz'albero 'e Natale,
è comm 'o Ferragosto senza sole.
Guagliò,chest'è 'a pastiera.Chi ne vuole?
Ll' ingrediente so' buone e genuine:
ova,ricotta,zucchero e farina
(e' o grano ca mmiscato all'acqua e' fiori
arricchisce e moltiplica i sapori).
'E ttruove facilmente a tutte parte:
ma quanno i' à fà l'imposto,ce vò ll'arte!
A Napule Partenope, 'a sirena,
c'a pastiera faceva pranzo e cena.
Il suo grande segreto 'o ssai qual'è?
Stu dolce pò ghì pure annanz' o Rre.
E difatti ce jette. Alludo a quando
il grande Re Ferdinando di Borbone
fece nu' monumento alla pastiera,
perchè facette ridere 'a mugliera.
Mò tiene voglia e ne pruvà na' fetta?
Fattèlla: ccà ce stà pur' a ricetta.
A può truvà muovendo un solo dito:
te serve pe cliccà ncopp ' a stu sito.
Màngiat sta pastiera,e ncopp' a posta
dimme cumm'era: aspetto na' risposta.
Che sarà certamente"Oj mamma mia!
Chest nunn'è nu dolce: è na' poesia!"
(poesia tratta dal web)




RIPROPONGO UN MIO VECCHIO POST CHE MI PARE ATTUALISSIMO E COLGO L'OCCASIONE PER AUGURARE A TUTTI VOI UNA PASQUA SERENA.

06 marzo 2013

Perfette?







Le  donne "imperfette" che adoro (googles images)



Sono giorni difficili. Ultimamente non mi va bene nulla. Sono spocchiosa, noiosa, brontolona e intollerante. 
Al lavoro mi stanno temendo come la peste. Riesco a trovare un difetto in ogni cosa. Parto dalla virgola e arrivo al poema. Persino la perfezione delle rime dantesche mi sta sulle balle.
Insomma sono nel periodo di stregaggio.
Roba che se potessero, parenti, amici & co, mi toglierebbero perfino il saluto e invece gli tocca sopportarmi. Soprattutto quel sant'uomo (è d'obbligo l'aureola per lui quando sono in modalità iena) cerca di fare buon viso e cattivo gioco alla situazione mentre si esilia volontariamente nella sua stanza-studiolo.
Io resto padrona indiscussa del territorio e lo segno.
Approfitto per sistemare tutte quelle scartoffie che ho in giro per casa poggiate nei posti più disparati.
Talvolta mi sorprendo di quante cose riesca a conservare con la muta speranza del " sì che mi potrebbe servire"; cosa che non succede mai vi assicuro.
Sono piena di difetti e non l'ho mai negato. Se dovessi descrivermi nella maniera più onesta possibile, direi che il quadro che sto tratteggiando in questo momento è quanto di più realistico possa fare.
Certo con l'arrivo della primavera miglioro, e se i pensieri scemano, riesco anche ad essere sorridente, a volte.
Appartengo alla schiera di persone che quando parlano di se stesse tendono a sminuire i pochi pregi e le virtù e ad esaltare gli innumerevoli difetti. Forse è un retaggio antico. Forse dipende dal fatto che da bambina ho subito una mamma che pur volendomi bene mi metteva sempre a paragone con gli altri bambini della mia età ed io in quei paragoni perdevo sempre. Nonostante poi nella vita sia riuscita a dimostrare molteplici volte di essere di gran lunga migliore di altri, ho mantenuto il low profile.
Non mi esalto e non esalto nulla che mi riguardi. 
Per questo non sopporto e più passa il tempo è sempre peggio, chi invece non spreca occasione per mettersi in mostra.
Chi, se si parla di viaggi ha sempre visto un posto molto più bello di quello in cui sei appena stata tu, e senza lasciarti alcuna possibilità, riduce il tuo piccolo angolo di paradiso appena scoperto a qualcosa di banale e di evitabile.
Se hai appena letto un libro o visto un film che ti sono piaciuti molto, sicuramente avrà letto o visto un capolavoro.
Chi ha un gusto perfetto e una casa da copertina. Il marito più bello, partecipe e comprensivo che esista.
Dei figli che non danno alcuna preoccupazione, anzi. 
Chi ha una professione che da continue soddisfazioni, con capi e colleghi che tengono in massima considerazione il suo operato. E poi, hanno hobby che in realtà sono passioni, sanno dipingere, scrivere e cantare meglio di chiunque altro e sono pieni di amicizie importanti.
Per arrivare ad avere un quoziente intellettivo superiore alla media che li costringe spesso ad abbassarsi al livello degli altri.
Insomma persone per le quali la modestia è una sconosciuta.
Che invece dovrebbero imparare a guardarsi allo specchio per vedersi dentro. E scoprire che oltre quel bel viso, quella favolosa immagine che hanno di loro stessi, non c'è nulla. Solo un immenso vuoto.
Il buco al posto dell'anima.

La vita è una sinfonia dolceamara che bisogna sapere accettare. Senza illudersi e lasciandosi trasportare con onestà. Senza dovere per forza cercare di essere perfetti, dato che ognuno di noi è unico.
Nella sua imperfezione. Che dovremmo imparare a goderci, visto che gli altri le nostre, le sanno cogliere benissimo.





04 marzo 2013

Le gemelle e l'anno che verrà





La torta delle pupe (google images)


L'anno che verra'

(Lucio Dalla)

Caro bimbe vi scrivo, cosi' mi distraggo un po'e siccome sono molto lontana, piu' forte vi scrivero'
Da quando son partita c'e' una grossa novita'
l'anno vecchio e' finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va
Si esce poco la sera, compreso quando e' festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
E si sta senza parlare per intere settimane
e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
portera' una trasformazione, e tutti quanti stiamo gia' aspettando
Sara' tre volte Natale e festa tutto il giorno
ogni Cristo scendera' dalla croce e anche gli uccelli faranno ritorno
E ci sara' da mangiare, e luce tutto l'anno
anche i muti potranno parlare mentre i sordi gia' lo fanno
E si fara' l'amore, ognuno come gli va
anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa eta'
E senza grandi disturbi qualcuno sparira'
saranno forse i troppo furbi o i cretini di ogni eta'
Vedete care bimbe, cosa vi scrivo e vi dico
e come sono contenta di essere qui in questo momento
Vedi vedi vedi vedi, vedete care bimbe cosa bisogna inventare
per poter riderci sopra, per continuare a sperare
E se quest'anno poi passasse in un istante
amiche mie, come diventa importante che in quest'istante ci sia
anch'io
L'anno che sta arrivando tra un anno passera'
io mi sto preparando è questa la novità

Questa è la speranza bimbe mie. Che ogni nuovo anno che arriverà porti qualcosa di buono. E ci renda migliori. Soprattutto per voi che sarete grandi domani.
Sperando di avere fatto in tempo a sistemare le cose. E a migliorare questa terra che stiamo cercando di distruggere in tutti i modi.
Sperando che la coscienza di tutti si sia risvegliata.
Donandovi una realtà diversa da quella di oggi.
Che non ci piace affatto e che molti di noi stanno cercando di cambiare con tutte le forze.

Perchè voi siete il futuro.

Voi siete vita.

Per fortuna.

Vi abbraccio bimbe mie. 
Questo è un giorno straordinario.

Siete nate voi e nasceva un grande uomo.Vi lascio alcune sue canzoni, di rara bellezza e pura poesia, confuse tra le righe e le parole.

Buon compleanno,piccole stelle di mare.