29 ottobre 2014

RECENSIONE:JOJO MOYES - IO PRIMA DI TE




Parto dall'inizio:la scorsa estate. Sono entrata in libreria con l'intenzione di portarmi a casa dei libri da leggere durante le vacanze.
Breve e poco calda come è stata, si sa.
Ho girovagato qua e là come al solito, sfiorando alcuni libri con l'affetto di chi li conosce e li ama; fermandomi lì dove mi portava la curiosità nata da un titolo o da un autore. 
Poi mi sono bloccata davanti allo scaffale Numeri Primi di Mondadori. Ho preso giusto quello di cui sto per parlarvi.
Ero più incuriosita dal nome dell'autore, che da altro.
L'associavo ad uno dei più insulsi eppure ipnotici giocattoli da me posseduti da bambina. Comprato a Venezia; lucine bianche all'interno, blu e rosso fuori.

Dai, non avevo proprio idea di chi fosse la persona che lo aveva scritto.

Poi a libro aperto, mi ha catturato la scrittura scorrevole e il modo piacevole di presentare i protagonisti.
Mi sono sembrati naturali e difettosi. Insomma umani.

Sapevo che lo avrei letto in poco tempo; era giusto quello che pensavo di acquistare. Mi avrebbe consentito di passare in completo relax quei pochi giorni di riposo che mi aspettavano.

Ma la storia di Louisa e Will è un percorso che rompe ogni schema.
Pensavo a un racconto romantico, magari reso difficile dalla situazione che vive Will. Sarei di sicuro giunta al lieto fine come nella migliore tradizione del polpettone amoroso.

Invece. Con un'aderenza alla realtà e a tutti i suoi limiti e ostacoli, la Moyes mi ha avvicinato  alla crudezza di una decisione che non lascia scampo.
Facendomi affrontare, seppure in terza persona, una scelta complicata e sicuramente molto difficile da comprendere che è il tema centrale del romanzo:  il suicidio assistito.

Le due persone che il destino avvicina, non potrebbero essere più diverse; ma sarà quella all'apparenza più debole, a far crescere l'altra, ovvero la pratica e forte. In realtà così insicura, da decidere di vivere nelle poche certezze che ha; senza desiderare di cambiare e di andare oltre; di provare a vivere per davvero. 
Le parole di Will:

” …Per qualche tempo ti sentirai a disagio nel tuo nuovo mondo. Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia anche un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. C’è audacia. L’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o di nuotare con le balene o cose di questo genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti….”


Ed eccomi al: se io fossi stata al suo posto...

In tutta onestà non sono in grado di darmi una risposta, Ipotizzando di  trovarmi ad affrontare una situazione simile, non credo l'accetterei senza  combattere con tutte le mie forze.  E forse troppo tardi mi renderei conto che alla fine è una decisione che spetta di diritto solo al diretto interessato. E vale per tutto.
Ne abbiamo di esempi di cui parlare: aborto, fecondazione, eutanasia. QUANTE VOLTE, fortunatamente da spettatori, ci siamo trovati a leggere di queste scelte? E forse, fin troppo facilmente, ci SIAMO posti  da una parte o dall'altra della barricata. Secondo il nostro sentire detto pure istinto o pancia, COME CI PARE. Ma alla fine, se noi fossimo nei panni di un familiare della persona che deve affrontare il bivio e decidere della sua vita/morte, saremmo così lucidi da pensare quale sia la cosa migliore per lui/lei? Saremmo in grado di dire che spetta a lui e solo a lui la scelta? E alla fine di fare un passo indietro per amore e per rispetto?

Questa è la domanda

Queste le parole che Lou dedica a Will, nel momento più delicato del romanzo.

Lo baciai, cercando di riportarlo indietro. Lo baciai e tenni le labbra contro le sue finché i nostri respiri si mescolarono e le lacrime che sgorgavano dai miei occhi diventarono sale sulla sua pelle, e mi dissi che, da qualche parte, minuscole particelle del suo corpo sarebbero diventate minuscole particelle del mio, assorbite, inghiottite, vive, eterne. Volevo imprimere anche il più piccolo pezzettino di me contro di lui. Volevo lasciare qualcosa di mio dentro di lui. Volevo dargli ogni briciolo di vitalità che sentivo e costringerlo a vivere. Mi resi conto che avevo paura a vivere senza di lui. “Com’è che tu hai il diritto di distruggere la mia vita” volevo chiedergli “ma io non ho voce in capitolo nella tua?” Ma avevo fatto una promessa.



Certo, a volte anzi spesso, eccede nel sentimentalstucchevole. Non dimentichiamo che è narrativa da evasione.



Ma nonostante questo mi ha fatto riflettere. Al giorno d'oggi dato non trascurabile.

Scheda del libro:

Numeri Primi 2014
Edizione Mondadori - autore Jojo Moyes - letteratura inglese.

                                                     















Scheda dell'autore:
Jojo Moyes 
scrittrice e giornalista inglese, ha lavorato all'Indipendent per oltre dieci anni prima di dedicarsi completamente alla scrittura. E' una delle più affermate scrittrici inglesi.
Altri suoi titoli tutti pubblicati da Mondadori:
 - Luna di miele a Parigi.
 - La ragazza che hai lasciato.
 - L'ultima lettera d'amore.
 - Innamorarsi in un giorno di pioggia.
 - Silver Bay.


PS: se mi fossi fermata alla copertina non notando il nome, non l'avrei comprato mai.

23 ottobre 2014

[ATTUALITÀ] IO STO CON I MILANA




La famiglia Milana




Metti che sei giovane, siciliano e hai intenzione di vivere nella tua bella terra.
Metti che non ti lasci scoraggiare dal poco lavoro, ma hai idee e vuoi provare a  farle funzionare.
Metti che nel tuo paese, Ispica, il Comune è disposto a cederti in concessione la licenza per un bar chiosco nella piazza principale. E tu l'acquisti mettendoti in gioco. Investendo tutto quello che hai.
Metti che inizi l'attività aiutato da mamma e fratello.
E va bene, molto bene.
Il tuo piccolo chiosco diventa un punto di riferimento non solo per i giovani ma per tutti gli abitanti.
E tu riesci ad organizzare incontri ed eventi.

Dalle parole di Salvatore Uccio Milana al Direttore del Quotidiano di Ragusa:

"ho sempre vissuto con un perché no? in tasca, perché ho sempre creduto  alle parole di Pietro Nenni (LE IDEE CAMMINANO CON LE GAMBE DEGLI UOMINI). E di idee da realizzare in quel chiosco e grazie a quel chiosco, ce ne erano a palate. Abbiamo iniziato con i caffè letterari; poi sono arrivati i reading, il teatro, i concerti, le mostre dedicate agli artisti locali, gli aperitivi in fiore e quelli per gli studenti del vicino liceo linguistico".


Metti che poi, dopo qualche tempo, il Comune decide di rifare la piazza.
E ti espropria temporaneamente il bar.
Promette che alla fine dei lavori, tu tornerai lì al tuo posto, dove era iniziato tutto; c'è da stringere i denti per sei mesi e poi tutto sarà come prima. Corrispondenza firmata dal sindaco, nero su bianco.
Dal 2010 in poi, comincia l'inferno.
Vieni circondato dalle ruspe dei lavori, nessuno da parte dell'amministrazione comunale ti fa sapere niente.
E tu, non sapendo bene come muoverti, aspetti. Fino a quando un mattino arrivano i vigili con ben 5 denunce penali per occupazione di suolo pubblico; da parte dello stesso Comune.
Ma non ti arrendi, chiudi e contesti le denunce. Il Sindaco, in piena campagna elettorale, si vede costretto a concederti, in via provvisoria, l'apertura di un chiosco in una piazza vicina.
Ma lì le cose vanno malissimo. Il luogo è malfamato e mal frequentato. Un'impresa impossibile far andare avanti l'attività.

Arriviamo al 2013.
Dopo la sua rielezione, il Sindaco, a piazza ripristinata, annuncia che promulgherà un nuovo bando di concorso per la concessione del chiosco.
Promesse, carte firmate, tutto vano.
E la tua vita, così come l'avevi concepita, viene spazzata via con un colpo di vento.
Hai anche molti debiti a cui far fronte.
La banca che ti aveva concesso il mutuo per aprire l'attività, sta per prendersi la casa dei tuoi genitori che erano i garanti.
Senza soldi e senza lavoro, sei costretto ad emigrare in Germania.
Sopravvivi per poche centinaia di euro.
Gli amici ti mettono al corrente che in paese sei ormai uno zimbello e che il vicesindaco ti augura di restare all'estero; dove almeno hai un lavoro.
Insomma: siamo nel 2014 e senti di essere un migrante di altri tempi.
Stai perdendo tutto, persino il diritto di sognare.
No, che non ci stai.
Torni e cominci lo sciopero della fame. 
Resti in piazza lì dove era il fulcro della tua vita: ti si fanno intorno tutti gli amici e gli abitanti della città. Una presa di posizione netta, spazza via ogni dubbio.

Ti portano coperte e termos con latte caldo. Si lotta con te. Per una evidente ingiustizia a cui bisogna prestare la voce e più attenzione possibile.

Non si deve smettere di sognare.

Non si deve consentire al potere pubblico, di calpestare ogni nostro diritto.
Allora parliamone. Sui blog, su twitter, su FB. Facciamo in modo che l'odissea di Uccio e della sua famiglia, diventi il nostro caso.

Perché in questa Italia delle "meraviglie" tutto può succedere. A chiunque. Pure a noi.


Intanto io?

IO STO CON I MILANA.


Grazie a Pia di Mondo d'Arte di Pia per avere parlato dei Milana sul suo blog.

Grazie a Pino del blog Vita e Poesia per il link che rimanda al post.

Grazie a tutti gli amici che hanno utilizzato Google + per spargere la voce.

Grazie a Veruska e a tutti gli amici che hanno condiviso il link del mio blog su FB.

Grazie infinite a tutti gli amici che si sono incazzati come me e hanno lasciato traccia sul post. E' stato importante.

Uccio Milana è arrivato al 14°mo giorno di sciopero della fame. Ho creato una pagina sulla quale posterò gli aggiornamenti. Chi di voi è iscritto a FB può raggiungere la pagina IO STO CON I MILANA per avere notizie.

La fontana nella piazza. Dedicata al sindaco.



#IOSTOCONIMILANA 1
#IOSTOCONIMILANA 2
#IOSTOCONIMILANA 3


#IOSTOCONIMILANA 4
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#IOSTOCONIMILANA 7

19 ottobre 2014

Party Girl



In questo periodo non si parla d'altro che dell'intervista a "Che Tempo che fa" di Bono e di The Edge. La boria del primo. La mancanza dell'altra metà della mela. Larry e Adam.Che hanno preferito rimanere a casa; questo la dice lunga del peso che ha l'Italia a livello musicale nel mondo. Capita che si diventi un mito quando si scrive la storia della musica. Agli occhi degli altri  e pure a causa degli altri,  il senso della realtà, ciò che si è,  viene stravolto.

Dall'immagine deformata di se stessi apparsa nei occhi di chi ti osserva.
I primi a dimenticare che sono solo uomini.
Pieni di difetti. Capaci di non riuscire nemmeno a spiegare con parole semplici cosa sia il "potere". Loro che lo esercitano pienamente nel campo musicale, a ben vedere.

Poi sento cantare Paul e  sono io a dimenticare dove sono e chi sono. Tutto è fermo. Voce del primo e chitarra del secondo. Che altro?

E nel tempo immobile ho pensato ad una canzone che è tra le mie preferite.
Anno 1982 lato B (trash) di A Celebration; singolo di successo pubblicato tra i due album October e War.

Da sempre ha avuto una vita travagliata. Gli U2 non la cantano quasi mai durante i concerti (ma io ci sono riuscita a sentirla dal vivo); non è mai stata inclusa in nessun lavoro a parte la versione live in Under a Blood Red Sky.



Quando l'ascoltavo mi sentivo così. Non era esattamente il 1982.Ma poco dopo.
I giochi erano fatti e mi ero smarrita nella loro musica.
Ho perso due dei loro concerti più famosi: 1987 Olimpico - Roma. Il mio "moroso" di allora amava Wagner e l'avanguardia rock italiana. Disse che sarebbero durati poco e non andammo. Che cretino.
Poi CampoVolo 1997. E' il loro concerto che rimpiango di più: tutto pronto alla partenza; si andava lì sperando di entrare e trovare ancora dei biglietti. Ma all'ultimo, convinti di fare un viaggio a vuoto, restammo a casa. Non me lo sono mai perdonato. Da allora in poi, non ho più perso un loro concerto in Italia.



Questa canzone mi ricorda il tempo in cui ero convinta che niente e nessuno mi avrebbe fermato.E se penso a questo, ritengo  di potere perdonare loro quasi tutto. Perché ciò che mi hanno regalato con la musica è un bene incalcolabile.

Mentre le domande soporifere di Fazio quelle no, non gliele perdono. A Fazio.


I know a girl, a girl called Party
Party Girl
I know she wants more than a party
Party Girl
And she won't tell me her name
Oh no, not me

I know a boy, a boy called Trash
Trash Can
I know he does all that he can
Wham Bam
And she won't tell me his name
Oh no, not me



When I was three, I thought the world revolved around me
I was wrong
And so I sing along
And if you dance, then dance with me

I know a girl, a girl called Party
Party Girl
I know she wants more than a party
Party Girl
I know a boy, a boy called Trampoline
You know what I mean

I think I know what he wants





13 ottobre 2014

Viva le gambe di Julia. E il suo cervello.







Mi piaci Julia.
Da quando vidi Mystic Pizza per la prima volta. Avevamo la stessa età. Lo stesso sorriso (dicevano).
Capelli ribelli e gambe lunghe.

Impastavi la pasta della pizza e ti innamoravi di un fighettino tutto occhi azzurri e nient'altro.
Uno di quelli che arriva in moto e poi dopo quindici anni te lo ritrovi sdraiato sul divano. Ma come si chiamava? Ah sì, Love. Tutto un programma.
Poi passasti a dare dello "stronzo" a Richard Gere. E va bene dissi, ci sta.
Ti aveva preso per una donnina allegra eh.
Tu non baciavi sulle labbra. Eri deontologicamente contraria. Lui ti disse che aveva un sacco di soldi. Mandasti a quel paese la deontologia.
Ma mi fregavi sempre.
Al tuo fianco ho dovuto sopportare malati terminali e maniaci.

Poi.

Il tuo migliore amico decide di sposarsi. Eh beh, si fa così?
Non te ne era mai fregato niente di lui; aveva pensato bene di ripiegare su Cameron.
E tu che fai? Lo ingelosisci con Rupert? Ma sarai mica matta?
Ti pare che qualcuno potrebbe mai crederci che gli piacciono le donne?
Infatti, resti zitella.

E poi ti vedo con le infradito e un golfino azzurro mentre dici a uno stralunato libraio  "sono solo una ragazza che sta chiedendo ad un ragazzo di amarla".
Certo, bella dichiarazione d'amore. Ti potevi sforzare un po' di più.
Uno che legge poeti antichi. Ti avrà preso per un'analfabeta.
E tu insisti. Sei piena di soldi. Ricca, bella e famosa.
E lo conquisti con un quadro. Una capra che suona.
Ah, se lo sapevo prima. Che bastava un disegno di animale domestico.
Che ne ho disegnati di gatti e cani. Ma mica ci sono riuscita a catturare Hugh.

Qualche anno dopo ci riprovasti con Gere. Insomma, quando una si fissa.
E per sposarlo? Ti inginocchi e gli regali delle scarpe da running.
Ma che avete tutti con sta' mania della corsa?

Ti rendesti conto che era meglio impegnarsi. E lavorare come segretaria di avvocato. Che magari vai a scoprire una truffa costata la vita a migliaia di gente e ti becchi pure l'Oscar.
Vero è che è meglio farle le truffe. Si guadagna di più e si lavora con George e Brad. Mica male. Lo sapevo che dovevo fare un altro mestiere.
Ma dopo tutta sta fatica mi cadi in crisi mistica. E parti alla ricerca di te stessa. 
SEEEEEE
Lo so io cosa cercavi tu... James!

Poi l'altra sera mi compari davanti nuovamente. Su di una sedia a rotelle. Fai la dottoressa spaccamaroni. Già, è la parte che ti viene meglio. Non sei mai stata più brava di così. Ma lì, in quel piccolo film capolavoro che si intola The Normal Heart, siete bravi tutti. Tu, Mark e Matt. E tutti gli altri. Ma proprio tutti.
C'è l'amore e quella malattia bastarda che si chiama AIDS. Ce la siamo quasi dimenticata. Ma non è mica scomparsa. Eh no. Che ora bisogna buttarsi sui film per la tv per tornare a parlarne. Non va mica bene.


Ecco,  mi sale un magone fin sopra. Lì tra la gola e gli occhi. E mi si sfracassa il cuore. 

E in mezzo ad una vagonata di problemi e frustrazioni, sei come una visione.
Potrebbe essere pure una dichiarazione d'amore. Fatta da una donna etero ad un'altra etero.
Machissenefrega.

Corri Julia corri. Io tanto ti sto sempre dietro. Tra i capelli qualche filo bianco, proprio come te.
Orgogliosa.
Già.
Donne.
Meraviglia.








07 ottobre 2014

Le circolari dell'Angelino





Volevo continuare a parlare di Erri e non toccare il tasto della politica.
E' che stasera mi è cascato l'occhio sull'ultima dell'Angelino.
Ora, con una violazione eclatante dell'autonomia comunale, intima ai sindaci che hanno convalidato le nozze gay celebrate all'estero, di annullare i registri comunali con le trascrizioni.
Mi domando: ha di quei bei problemucci  il nostro Angelino da risolvere.
Dal Mare Nostrum  alla sua poltrona traballante.
E lui trova il tempo di stillare una bella circolarina OMOFOBA da inviare a tutti i comuni che hanno aderito.
Facendo incazzare mare e monti (per rimanere in tema). A partire dal sindaco di Bologna in poi. Che a dirla tutta, l'unico che potrebbe avere voce in capitolo eventualmente,  è RENZI. Il quale è altrove a cercare di ammansire quella rottweiler della Merkel. 
Ma se lo ricorda il ministro, che uno dei punti della campagna PD era l'equiparazione dei diritti delle coppie di fatto? Ah già è vero, mica è il partito suo quello. Giusto, ma qual è il partito suo...
Ha perso la memoria? Bisogno di fosforo? Che vada a farsi un giretto a Lampedusa allora, che lì invece si ricordano tutto.
E se, come dice la signora Carfagna, c'è un buco legislativo, cosa cazzo ci stanno a fare loro lì?
Non sono pagati apposta per risolverli i nostri problemi? 
Cosa aspettano?
Che di "deficienti immobili" a far finta di leggere per protestare "contro" le famiglie formate da persone dallo stesso sesso ne ho già visti troppi, lo scorso fine settimana.
Per cui Ministro si occupi di affari seri e smetta di rendersi ridicolo.
Che dall'emanare circolari con richieste di abrogazione a ordinare stelle a cinque  sei punte da cucire sui vestiti il passo è breve.
Sì bisogna che si rilegga " Se Questo è un Uomo".
Rilegga, bah credo che lui sia ancora alle istruzioni per finire il puzzle di Topolino da 40 pezzi.




05 ottobre 2014

Erri De Luca: La Musica Provata








Che cos'è la musica per noi?
Un mantello che delicatamente pur furiosamente ci avvolge?

Per me è ossa e muscoli.
E' fondamenta.
Il mio passato, presente e futuro.

Che cos'è la musica per il mio autore preferito?
Per lui la musica è Napoli.
Per lui la musica è la sua storia.
Dalla musica classica napoletana ai virtuosismi di Leonard Cohen. Ci regala tutto il suo patrimonio musicale. Intenso, non tenendo nulla per sè. Una consuetudine a cui da tempo ci ha abituato. E allora non mi viene di recensire un libro che si spiega così bene da solo.




Ho avuto un'infanzia involontariamente musicale. Napoli suonava su strumenti a corda e risuonava cupa, effetto di grotte e cavità del sottosuolo scavato, crivellato. La sventrarono fin dall'epoca dei suoi fondatori, i greci, che inaugurarono l'estrazione del tufo, pietra vulcanica docile al taglio, buon assorbente di scosse sotterranee. Il tufo ha una sua acustica sorda in cui le grida si sfibrano, ma i sospiri si espandono.
Napoli è buccia della sua cottura. Il suo golfo ha forma di tarallo, perché il tarallo è avanzo di pasta di pane, e cotto insieme. Il vulcano ha la sua gobba di mandorla tostata. A spasso sul lungomare il cittadino si sente granello di pepe dell'insieme.
Napoli sta sospesa sopra camere d'aria, a vederla da un  punto di vista geologico è una mongolfiera, incerta tra una spinta a salire al cielo e una controspinta a sprofondare in terra. Napoli fluttua, anche se un suo proverbio dice che l'acqua è poca e la papera non galleggia.
Queste forze producono suoni che hanno educato l'orecchio musicale degli abitanti. Napoli è uno strumento a percussione battuto dall'interno.


Io sono nata in una casa costruita con pietre di tufo. Sono nata sul letto dei miei genitori.  Sono nata lì dove il sole è caldo come la cucina economica in cui cuocevano i taralli che preparava mia nonna.
Naturale che le parole di Erri producano in me echi lontani. Una cassa di risonanza che si amplifica con il passare del tempo.
Ma la cosa importante è, che per amare le sue parole che arrivano simili ad onde e spuma di mare, non è fondamentale latitudine o longitudine.
Basta avere un cuore morbido che vibri ad ogni tocco di luce sulle sue pagine.


01 ottobre 2014

Un libro per ogni lettera dell'alfabeto.

Qualche tempo fa, il mio amico Xavier mi ha invitato a partecipare ad un gioco.
Si trattava di elencare un numero di lettere a caso e di abbinarle ad alcuni suoi amici blogger.
Ad ogni lettera l'amico prescelto doveva proporre un libro letto e farne una breve recensione.

Le mie lettere erano le seguenti: U F Z A
Ed ecco i libri che ho scelto:



L'Uomo dal Fiore in Bocca di Luigi Pirandello
La Fata Carabina di Daniel Pennac
Zero,Zero,Zero di Roberto Saviano
Acciaio di Silvia Avallone





Il mio racconto preferito pirandelliano. Tratto da una novella che si intitolava "La morte addosso". Trasformato dallo stesso autore in dramma in atto unico  che racconta con estrema intensità, di amore e di morte.
La morte alla quale si sta avvicinando e l'amore per la vita che si appresta a lasciare; deciso a non perdersi nulla, nemmeno un attimo, di quello che sta per abbandonare. Cercando di arrivare all'essenza stessa della vita. 
Sempre attuale. Sempre coinvolgente. Sempre da leggere.

E mi faccia un piacere, domattina, quando arriverà. Mi figuro che il paesello disterà un poco dalla stazione. - All'alba, lei può fare la strada a piedi. - I1 primo cespuglietto d'erba su la strada. Ne conti i fili per me. Quanti fili saranno, tanti giorni ancora io vivrò.




Ho scelto uno dei libri della saga Maulessene. Ma solo perché era la lettera dell'alfabeto che mi ha indicato Xavier. Perché io li amo tutti. SFACCIATAMENTE. Il miglior Pennac. Quello che lui stesso non è più stato in grado di eguagliare. Il capro espiatorio per eccellenza. L'unico. Lui e la sua meravigliosa, sconclusionata, pirandelliana famiglia.

Siccome nessuno reagisce, il Piccolo si avvicina a me e Stojilkovicz.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore."
"Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera.
"Perché?"
"Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile." 






Un libro duro, spietato, monumentale. Una valanga di nomi, cifre, numeri e denaro. Una doverosa cronaca per chi ancora pensa di vivere in un mondo perfetto. E anche per chi invece si rende perfettamente conto ma ha bisogno di avere conferma dei suoi dubbi. E di tutta la merda che ci circonda. Un Saviano potente e distruttivo.

La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l'ha presa per svegliarsi stamattina; o l'autista al volante dell'autobus che ti porta a casa...Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio. Chi la usa è lì con te. La usa il portiere del tuo palazzo, se non è lui allora la sta usando la professoressa che da ripetizioni ai tuoi figli... il sindaco da cui sei andato a cena.Il costruttore della casa in cui vivi, lo scrittore che leggi prima di dormire. Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, più semplicemente, sei la persona che ne fa uso...







Non SONO libri facili. Me ne sono resa conto nell'affrontare la breve recensione dell'ultimo. Il numero primo di Silvia Avallone. E' un altro libro spietato. Racconta la vita di provincia (la città è Piombino) di ragazzi appartenenti ad un mondo ormai morto. Senza scampo. Senza pietà. Il più bello e il più sofferto.
Compromessi e tradimenti. Quello a cui non siamo preparati  e che la vita ci piazza davanti all'improvviso. Un "regalo" che non vorremmo ma che c'è. E la storia di due amiche che, crescendo e allontanandosi, alla fine si rendono conto come l'unica cosa che conta sia restare insieme.

Il mare e i muri di quei casermoni, sotto il sole rovente del mese di giugno, sembravano la vita e la morte che si urlano contro.Non c'era niente da fare: via Stalingrado, per chi non ci viveva, vista da fuori era desolante.Di più: era la miseria.



Mi sono divertita e ho trovato molto interessante la proposta di Xavier.
Lascio anche io delle lettere. Ma non le abbino a nessun amico blogger in particolare. Ma a tutti quelli che mi leggono. Così senza alcun impegno, ognuno di voi, potrà parlarci di libri che ha letto utilizzando lo stesso metodo.



FNMQ

RSVA

BGOT

DUAC



Se volete partecipare, segnalatemi nei commenti il gruppo di lettere scelto!