22 dicembre 2016

A NATALE PUOI...

A Natale puoi svegliarti prestissimo senza accusare colpo e precipitarti ad aprire i regali con lo stesso sorriso immenso di quando eri bambina.E strappare carta e carta e carta all'infinito. Almeno si spera...

A Natale puoi rimanere a fissare l'albero con le lucine dei tuoi tutto il tempo che vuoi,  nessuno ti farà sentire fuori posto. E fuori luogo.E poi sposterai le decorazioni natalizie  almeno una centinaio di volte. Ma va bene così.

A Natale puoi sederti a tavola all'una e alzarti alle cinque del pomeriggio. Ma pure continuare la maratona fino a tardi notte con brevi interruzioni da abbiocco post-pranzo, appoggiata sulla sediola gialla di tua nipote. Che c'entri se ti stringi un po'.

A Natale puoi  giocare a tombola nelle lunghe maratone pomeridiane e serali, in cui ci sarà sempre lo zio (nel mio caso mamma) che conosce la cabala napoletana come le tasche sue  per cui ad ogni numero corrisponde  il suo esatto significato in lingua madre. E una casella senza chiusura su cui appoggiare un pezzetto di buccia di mandarino esattamente come succedeva da bambini. Del resto la tombola è ancora quella, con le caselle doppie, triple, quadruple ecc...

A Natale puoi preparare il pranzo delle feste iniziando 48 ore prima. Finendo 48 ore dopo.Assaggiando tutto, litigando con le sorelle per gli ingredienti, obbligando la mamma a stare seduta tutto il tempo  "che facciamo noi".

A Natale puoi scartare regali iniziando il 24 sera, proseguendo la mattina del 25 e continuando il pomeriggio del giorno dopo.

A Natale puoi continuare a comprare il panettone con uvetta e canditi e poi mangiarlo  eliminando questi ultimi con cura certosina, visto che ti fanno schifo oggi  esattamente come allora. Potresti comprarlo senza, ovviamente,  ma non ci sarebbe  più lo stesso gusto!

A Natale puoi indossare le scarpe più belle e scomode che hai, nonostante tu sappia che farai avanti indietro dalla cucina alla sala per circa quattro ore, ma sarai così contenta che il dolore alla fine sarà un tutt'uno col tuo corpo. Che non ti succedeva nemmeno quando andavi in discoteca e su i tacchi ci stavi su fino all'alba, vero è che avevi vent'anni eh.

A Natale puoi ascoltare le poesie della festa di tutti i bambini, per ore e ore; il cuore ti si allarga a dismisura mentre osservi loro e lo sguardo dei tuoi genitori che si commuovono come non succedeva nemmeno quando a recitare la poesia eri tu. E pensi che niente al mondo ti può far felice più di così. Assolutamente niente.



Vi auguro un Natale pieno dei vostri PUOI.

Che siano magnifici, generosi, altruisti, intimi, divertenti, appassionati, zuccherosi o essenziali. Che siano  esattamente come li desiderate. Anche un po' diversi dal solito come accadrà a me. E' un po' tutto questo mi mancherà.


Buon NATALE  a voi tutti, amici miei.






14 dicembre 2016

RIFLESSIONI.


"Sono stata assente per un po' dalla mia casa e dalle vostre.
Chissà se ve ne siete accorti.
Ho abbassato la serranda del blog e della vita virtuale perché avevo bisogno di prendermi del tempo.
Ho lasciato che scorresse libero.
Sentivo troppa pressione addosso e cominciavo a stare male per quel che leggevo, per quello che vivevo sulla pelle in maniera  eccessiva.
Mi hanno dato fastidio persone e parole.
Mi sono sentita giudicata male da alcuni che mi leggevano e che alle mie domande non hanno voluto rispondere.
Ho abbandonato luoghi in cui ero stata presente per anni. Perché non trovavo più sintonia. Nonostante l'affetto.
Quando ho capito che era stupido il mio dare così tanta importanza alla vita virtuale avvelenando in parte quella reale, ho mollato tutto.
Ho respirato, ho preso tempo.
Ora torno, meno incazzata e più libera.
Cercherò di dare il giusto peso a tutto evitando che le parole scritte da altri possano colpirmi ancora. Chissà finalmente imparerò ad essere egoista. E' un tratto che mi manca, ma c'è ancora tanto tempo per imparare."



Avevo scritto questo post qualche giorno fa. Un po' delusa dal "mondo dei blogger".

Da chi passa e lascia un commento sul tuo blog solo se prima sei passato da lui.
Da chi non presta attenzione alle tue parole ma ti invita ad andare da lui.
Da chi usa le parole come armi per colpire duro.
Da chi si era allontanato è tornato e poi è sparito di nuovo.
Da chi non comprende che dietro il video c'è una persona.
Da chi ti ha usato per accaparrarsi nuove amicizie e poi ti ha buttato via come un cencio vecchio.
Da chi controlla sempre ciò che scrivi per pura invidia.
Dagli incoerenti.
Da chi ha il cervello piccolo come una lenticchia ma pensa di essere il più "figo" di tutti.

Amareggiata perché quanto sei anni fa, ho cominciato il mio percorso di blogger, c'era più umanità.
Più voglia di conoscersi, di condividere, di confrontarsi. Ho organizzato raduni, ho incontrato bellissime persone, amicizie che stanno durando nel tempo.
Ora si blogga di meno e male. E non mi viene più tanta voglia di andare al di là "dello specchio".

Comincio ad essere stanca, perdo mordente, mi demoralizzo.
E allora resto ferma.

Poi succede che la vita ti da un colpo forte e amaro.Che mette ordine sulla scala delle priorità. E ti fa sentire pure un po' stupida.

E allora ti dici che non è vero, hai ancora voglia di scrivere, di parlare, di confrontarti. Di litigare, perché no.
La delusione nei confronti di qualcuno rimane, ma c'è ancora tanta gente da conoscere meglio, a cui volere bene. Con la quale la sintonia è vera, sincera.

Rifletto e vado avanti. Dal mio cuore al vostro.










12 dicembre 2016

FRANCESCA DEL ROSSO: CIAO WONDY BELLA.

Il tuo sorriso e il tuo coraggio.
Amica bella, ti ricorderò così. Esattamente come vorresti tu.


Tra i tuoi libri e le tue parole "risplendenti" di vita e di  esempio.
Perché quel bastardo di un cancro non vincerà per sempre.
NO.





Francesca Del Rosso -
(foto privata di MariellaEsseci)

28 novembre 2016

I LIBRI DI NOVEMBRE E PURE DI OTTOBRE.



Quando vi parlo di libri ho sempre la maledetta paura di annoiarvi a morte. Visto che quello che mi piace non è poi così scontato che piaccia ad altri, anzi.
Ho saltato, per un accavallarsi di avvenimenti, l'appuntamento di ottobre.
Nel frattempo ho ricevuto due LIEBSTER ARWARD da amici di blog (ci farò un post apposta per ringraziare e ricambiare credo di essere al quinto o sesto Liebster ricevuto e graditissimo) e  sono riuscita a  mettere un punto su di un ricordo dolorosissimo del mio passato. Così  apprezzato dagli amici che mi leggono. Parte del racconto poi, è stato pubblicato su Vanity Fair Italia (GRAZIE LUCA DINI). Non è la prima volta che succede ed è sempre un piacere e un onore.


Ma ora torniamo alla passione vorace, la lettura. Due i libri che vi consiglio. Due autori che sono musicisti di ampio respiro che usano le parole per solcare a fondo l'animo di chi li ascolta. Solitamente.
Non è quindi una sorpresa scoprire che leggerli è bellissimo e forse pure meglio.




Autore: BRUCE SPRINGSTEEN
Titolo: BORN TO RUN - L'AUTOBIOGRAFIA
Traduzione:Michele Piumini
Edizioni: Mondadori
Pagine: 523
Prezzo: 23 euro












"Una mattina, pochi giorni prima che diventassi padre, si era presentato alla porta della mia villetta di Los Angeles: <<Volevo solo darti un saluto>>. Erano le undici e ci eravamo seduti a bere birra sotto il sole intenso. In condizioni normali mio padre non era abituato alle chiacchiere di circostanza, perciò toccava a me rompere il ghiaccio.
<<Bruce,>> aveva invece detto lui ad un tratto <<sei stato molto generoso con noi.>> Era vero, lo avevo riconosciuto.Silenzio. Aveva lasciato correre gli occhi sulla foschia di Los Angeles. << Io,>> aveva continuato, <<io invece non sono stato molto generoso con te.>> Un'altra pausa.
<<Hai fatto del tuo meglio>>.
Ecco non mi serviva altro. Non dimenticherò mai il giorno in cui mio padre mi fece un regalo che mai avrei sperato... uno scampolo di verità."


 Mi sento quasi in difetto a parlarvi di questo libro, perché io parto da una posizione di vantaggio, visto quanto questo artista ha condizionato l'amore che ho per la musica e per le parole. Potrebbe quindi sembrare forzato e sopra le righe. Ma scoprire tutta la sua fragilità, che pure si intuisce dai suoi versi e allo stesso tempo la sua forza, mi ha riempito e ha contribuito ad alzare l'asticella dell'affetto e della stima. Non ci risparmia nulla della sua vita, dalla sofferenza alla gioia. Passando attraverso tutte le debolezze e i passi falsi. Senza facili compatimenti, caricando di rabbia e luce i momenti difficili come quelli limpidi.
Lo leggi, e attraverso i suoi quarant'anni di attività artistica e vita ne apprezzi il profilo, a volte duro a volte morbido. Per chi lo ama oltre la musica sarà un completamento e una conferma. Per chi lo segue solo come artista, scoprire l'uomo potrà solo farglielo apprezzare maggiormente. 
Io dal canto mio, ho camminato con lui realizzando che ci sono così tali punti di sintonia di vita che mi hanno fatto pensare di non potere fare a meno di amarlo così tanto e ne ho compreso la ragione, tutta lì, in punta di penna. THANK'S BRUCE.I LOVE YOU SO MUCH, FOREVER.





Autore: ROBERTO VECCHIONI
Titolo: La vita che si ama - storie di felicità
Edizioni: Einaudi
Pagine: 158
Prezzo: 16,50 euro











"La felicità è la paura che ti fa forte: cosa credi, di farmi paura? Io ci gioco a carte con te fino allo sfinimento non cerco di chiudere il mazzo e riporlo. Io le ridò le carte, fino all'alba del giorno dopo e di quello dopo ancora. E non farmi pensare di vincere una mano per piantarla lì. Io non voglio una mano, voglio la partita. Ah, morire, e che credi, di sbrigartela così? Io me ne impippo della fine e dei brillanti che semini qua e là per farmi chinare. Io la felicità la voglio addosso come una febbre, un innamoramento che non si spegne, la lunga onda di una mareggiata d'inverno con tutti gli scogli e i rifiuti possibili e insieme il corpo di una donna bellissima che esce dal mare e mi manda da lontano la vela di un bacio. Eccola, la felicità."


Non smettere mai di cercarla la felicità. Mai rassegnarsi alla serenità. Combattere non per gli attimi ma per il tutto.  Passare attraverso i terremoti della vita considerando che si può comunque passare oltre e continuare a cercare.
Roberto Vecchioni dixit. E ti graffia così a fondo che non puoi fare a meno di pensare che il raggiungerla,questa benedetta felicità, sia semplice come bere un bicchiere d'acqua o pedalare. E mi fa dire che sì, anche io la voglio addosso come una febbre che non passi mai. Voglio bruciarmi di felicità. Farmi male da  morire.
Intima, dura, fatale. La vita che si ama.

21 novembre 2016

57TH & 9TH.



Riconosco che negli ultimi anni ci eravamo un po' persi. 
Sarà che eri andato verso un suono che non riconoscevo. Esperimenti, musica classica, varie contaminazioni anche testi teatrali. Vero è che le continue ricerche e sperimentazioni ti hanno reso più ricco e più fragile. Ma quando ti sei dato al liuto ecco, allora è stato il momento in cui avevo deciso di dire addio all'artista, ormai così lontano da quel rock indiscutibilmente riconoscibile quale unico e suo.
E mi mancavi. Tanto.
Mi mancava Gordon, colui che aveva scritto la CANZONE PERFETTA. Che era stato il compagno delle scorribande, delle serata passate in macchina o fermi a guardare delle luci lontane. Quegli anni amatissimi e pure odiati, di passaggio dall'adolescenza alla giovinezza.Allo stesso tempo chi mi aveva fatto amare NYC attraverso la sua luce più vivida. La mia meglio gioventù un po' irruenta e la mia maturità pacata ma mai ferma. Mi mancavano il basso grintoso e  la chitarra carezzevole, l'indisponenza, l'inusitato talento. Mi mancava il tuo snobismo, il non esserti mai piegato ad alcun conformismo. Mi mancava lo sguardo indagatore, un po' cinico. Mi mancava la tua musica, che mi portavo dentro ben stretta.
Ed ora ti ritrovo ad un angolo della 57esima strada, lì in quella Manhattan che conosco bene, mentre cammini velocemente per raggiungere il tuo studio di registrazione. E ci fai toccare di nuovo con mano il sound che ci piace di più. Un ritorno grandioso.


Forse il più bell'album del 2016.Di sicuro uno dei tuoi migliori.

E ci convinci e ci stimoli e ci circuisci, con la forza e la rabbia nella quale ci e ti riconosciamo.


Ci emozioni cantandoci che non potresti fare a meno di chi ami, ricordandoci i grandi amici artisti che in questo anno di lutti se ne sono andati, tenendo presente che le rockstar non muoiono mai, ma lentamente si dissolvono.



E a cavallo della tua moto potente affondi questo mondo che non sappiamo bene dove voglia andare, ricordandoci i tuoi diktat ecologisti. e tra giri di parole e proverbi inglesi ci fai capire che se non cambiamo presto, tutto quello che abbiamo attorno e che amiamo sparirà.




E mentre affondiamo nei loop che amiamo di più, ascoltando il basso assieme alla chitarra e alla batteria potente che li completa, ecco che arrivano le ballate. Che parlano di amore del quale non vogliamo più accontentarci. E' già troppo questo mondo e questo modo di vivere. Tutto o niente. Non potrei essere più d'accordo di così.




Ma non è ancora finita, con una preghiera ci metti al posto di chi non ha più nulla per cercare di guardare il mondo con i suoi occhi. Quasi rassegnati a quella volontà superiore a cui tutti tocca inginocchiarsi.



Finisci accarezzandoci con la tua voce e il tocco della tua chitarra, regalandoci la speranza che pur essendo uomini fragili siamo allo stesso tempo forti, in grado di mantenere il nostro posto, magari arrivando in ritardo e nonostante questo salvandoci. 


E allora, dopo avere bevuto l'amaro calice della tua distanza ora posso alzarlo forte e dire: bentornato STING.




15 novembre 2016

HO VOGLIA DI UN POST STUPIDO.


Ho voglia di un post stupido.

Come ridere a crepapelle per avere visto un cappello strano che ti piace da morire e lanciandolo sullo scaffale lo sai che ti pentirai dell'esserti lasciata convincere che no, non è giusto per te.

Come esserti comprata una giacca di lana verde tutta pelosa, che ti fa sentire a metà tra un orso delle nevi e una inuit.

Come guardare quella foto delle vacanze in cui hai un'espressione stonata.Ma tu magari ti senti bellissima e proprio non ne vuoi sapere di cancellarla.





Come rimanere basita seduta in metropolitana guardando il gruppo di fronte a te così diverso e anomalo e ammettere che la strana sei tu, in realtà.

Come fare colazione con le amiche al mattino e prendersi amorevolmente in giro per le comuni fissazioni. E sapere che ci si ama proprio per questo.

Come sorridere senza motivo, che capita eh. Basta un raggio di sole in pieno inverno per  scoprirti  felice e "beonamente" contenta.

Come scrivere un "whatsapp" solo per far sapere a chi vuoi che ci sei, buffa, ridicola ma presente.

Come guardare le lucine di Natale e sentire che tutto torna nuovamente, e l'essere bambini per fortuna, non passa mai.

Potrebbe sembrare stupido, ma non lo è mai.







10 novembre 2016

A SINISTRA.

"Ho una semplice griglia di controllo per definire di sinistra una linea politica e un comportamento conseguente. I due aspetti vanno insieme: perché una linea politica sia di sinistra, occorre un comportamento personale corrispondente. Considero di sinistra l’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, il sindaco di Barcellona, il sindaco di Napoli. È di sinistra la Carta Costituzionale.
Da noi in Italia ci si compiace della frase falsamente attribuita a Machiavelli : “Il fine giustifica i mezzi”. Ho esperienza del contrario: il modo con cui si perseguono i propri ideali, i programmi, lo stile di vita decide se il fine è degno di essere realizzato. La sobrietà, la modestia, il rispetto sono i modi, i mezzi che giustificano il fine da raggiungere.
Senza di questi, nessun risultato ha consistenza e durata.
Stabilita questa premessa, la mia griglia che setaccia una politica di sinistra discende direttamente dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Mi attengo alla trinità laica posta a loro fondamento: libertà, uguaglianza, fraternità. Una politica di sinistra persegue nei suoi atti pubblici e privati questi tre princìpi.
Libertà di espressione, di culto, di circolazione delle persone, di opposizione, di ricerca culturale, scientifica, di felicità: la libertà non è una condizione permanente. Anche in una democrazia formale può retrocedere, restringersi, opprimere. L’imposizione con la forza di un’opera pubblica contro la volontà della popolazione interessata, è un atto che degrada una democrazia a dispotismo. La minaccia alla salute pubblica di una qualunque attività produttiva degrada i cittadini a sudditi.
L’uguaglianza contiene ogni misura di giustizia: condizioni di pari accesso alla sanità pubblica, all’istruzione, alla difesa in un processo.
Detenere immigrati colpevoli di viaggio equivale a discriminare tra esseri umani, a smentire l’uguaglianza. L’uguaglianza non livella le sorti, ma le mette sullo stesso piano di partenza. L’uguaglianza è quel cibo detto manna, garantito a ognuno nel deserto, che prendeva in bocca il gusto desiderato dal nutrito. L’uguaglianza è la premessa della libertà.
Infine la fraternità: non è un diritto come le altre due. È il sentimento che permette la loro realizzazione.
L’ho conosciuta nelle lotte operaie, nei terremoti, sull’isola di Lampedusa, in Valle di Susa. La fraternità che serra le file è un sentimento spontaneo in condizioni di urgenza. Ma ha bisogno di essere educato in condizioni di normalità.
La fraternità decide la prassi di una persona e di una condotta di sinistra. Chi sperimenta questo sentimento è in migliori condizioni per fare le sue scelte di campo. Non è un’esclusiva di sinistra, la fraternità appartiene al genere umano, ma sta a fondamento di chi persegue nella sua società i principi di libertà e di uguaglianza, questi sì progetti di sinistra.
Se si è figli di un’unica coppia di origine, di un’Eva e di un Adamo, si è esposti al rischio di Abele e Caino. Contro le innumerevoli occasioni di conflitto, essere di sinistra migliora gli anticorpi e il sistema immunitario."
(Erri De Luca)





Ho trovato così completo ed esaustivo e così collimante con il mio pensiero questo articolo di Erri De Luca, che ho voluto farvelo leggere.

Lascio anche il link al suo blog per chi volesse approfondire.


06 novembre 2016

CAMMINARE.

Mi ha fatto molto bene parlare di amicizia sul web con il post precedente.

Era stato difficile affrontare un episodio  del mio passato che ha segnato in maniera indelebile la mia vita.
Sono consapevole che non lo supererò mai, allo stesso tempo mi rendo conto di quanto sia parte di me.

Ora si va avanti.

WALK ON.

Anche se io non ho mai smesso. A volte, mi fermo per respirare, altre per riparare.
Tutto mi è utile per continuare a tenere alta la testa.
Se inciampo o se salto dipende solo da me.
Questo l'ho imparato.
Non mi serve correre, mi basta camminare.

Da sola e in compagnia. Non trovate sia bellissimo?

Io spero di continuare a farlo con il mio bagaglio a mano e l'amore. Che non è mai una cosa facile ma è l'unica  che conti.




04 novembre 2016

VINCENZO IACOPONI E IL SUO PC.


Vincenzo Iacoponi è un mio caro amico di blog. 

E non solo, in tutti questi anni di frequentazione virtuale, siamo da tempo amici al di là dello schermo. All'apparenza non potremmo essere più diversi. Per salto generazionale, soprattutto.

Quando penso a questo, mi rendo conto che una delle cose più belle che mi ha insegnato la rete è stata quella che l'età anagrafica non ha alcuna importanza nello stringere rapporti.
Non pesa, non limita, praticamente non esiste. E si diventa amici andando al di là delle differenze che siano di lingua, di razza, di religione e di ideologia. Magari non di fede calcistica perché se non fosse interista credo che gli vorrei meno bene ahahah!


Enzo è un uragano. Chi lo frequenta da tanto tempo come me, ha imparato ad apprezzarne la franchezza e l'onestà, la scrittura illuminata, i suoi racconti e le sue poesie, allo stesso tempo a moderarne l'esuberanza e gli eccessi di un carattere che né il tempo né la vita ha saputo mitigare. Direi più voluto, nel suo caso.
Ma forse, ci piace di più proprio per questo. Io per esperienza  ogni tanto lo mando al diavolo, soprattutto quanto s'impunta su qualcosa  e aspetto che passi l'onda.
Così poi torna il sereno.

Ve ne parlo però, non perché voglia fare un'ode alla persona (ho già scritto post dedicati alla sua poesia che amo) piuttosto per un problema hardware che lo affligge.
Chi lo frequenta come me, sa che da oltre due mesi non aggiorna più il suo blog. 
Ci sono state questioni personali per cui fino a settembre non ha potuto; di quello se vorrà e quando sarà in grado ne parlerà lui, ma non è più il motivo della sua lontananza.

Da qualche settimana sta provando ad entrare nel suo blog come amministratore per tentare di creare un nuovo post ma non ci riesce. 
Il pc si blocca e lui non riesce ad interagire.
È stato in assistenza ma pur con la formattazione non ha risolto.
Questo pomeriggio gli ho consigliato di provare a vedere se, spostandosi in un'altra postazione è in grado, dopo essersi loggato, di creare una bozza di nuovo post.
A me era capitato qualcosa di simile circa un anno fa, e avevo dovuto ripristinare tutte le funzioni del mio pc che ormai non si aggiornava più. Così ero riuscita a ripartire. Ma i problemi di aggiornamento non si risolvevano creandomi problematiche di velocità ecc... Alla fine io ho acquistato un computer nuovo. Ecco questa sarebbe la soluzione estrema.

Amici miei, vi chiedo se avete qualche consiglio da dare ad Enzo, io non saprei come aiutarlo ulteriormente visto la mia "famigerata" idiosincrasia nelle materie informatiche.

Ogni vostra idea o consiglio sarà ben accetto.
Scrivete e scrivete. E' troppo tempo che non leggiamo Iacoponi è ora di dire BASTA!

Grazie a tutti fin d'ora.

LASCIO IL LINK AL NUOVO BLOG DI ENZO:
http://iacoponivincenzo.blogspot.it

30 ottobre 2016

INSIEME RACCONTIAMO 14, CON DEDICA.






Non se ne parla di mancare al nuovo appuntamento del bellissimo meme ideato da Patricia Moll.
E spero che mi perdonerà per l'inattesa virata che darò  alla sua iniziativa con il mio post.Ma oggi non sarei riuscita a scrivere nulla di diverso.
Come di consueto si parte dal suo incipit:



"Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l’ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D’un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall’autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò..."

Il mio seguito:

"Suo padre, con i capelli imbiancati dalla calce, le mani sporche e piene di graffi, il fisico provato ed un sorriso stanco, la stava osservando.
Erano stati giorni infernali, notti lunghissime e insonni. Da quella domenica sera che nel giro di un minuto scarso, le aveva portato via tutta l’infanzia.  Nulla del paese amato culla delle vacanze estive, era rimasto al suo posto.




Conza della Campania  ante terremoto - immagine presa dal web 



La bella chiesa antica, nel mezzo della piazza, dove aveva passato “interminabili” ore con la nonna e le zie a dire il rosario. 

Le care case del centro storico, costruite con i risparmi di chi era andato via giovanissimo a lavorare all’estero, con tanti sacrifici. Pietra su pietra, spesso con le proprie mani, mettendoci anni. E un giorno a tutta quella fatica avrebbe fatto sponda la soddisfazione di possedere un posto dove tornare, che fosse sicuro, che fosse casa. Dove invecchiare, vedere crescere i propri nipoti e la vita continuare lì dove era iniziata. Sostanza per le generazioni future. Famiglia.

Le stradine e i vicoletti che si arrampicavano a fatica fin lassù, alla cima del paese.

La cisterna dell’acqua, dominava la collina e la valle. Circondata da un giardino profumatissimo, che dalla primavera all’estate rimandava odore intenso di rose e di fiori dai colori sfarzosi, coltivati con cura dalle donne di tutto il paese.

Gli anziani del paese, che avevano visto due guerre, insegnavano a figli e nipoti i giochi di un tempo. Avevano istituito una piccola bocciofila. E d’estate, quando le famiglie si ritrovavano, dal pomeriggio fino alla sera, era un rincorrersi di gare, tra giovani e vecchi. Teste canute e teste scure si chinavano a misurare i centimetri tra il pallino centrale e le bocce, tra urla di gioia e “lievi” minacce. Poco distante, i tavolini di chi giocava a carte. Anche lì, giovani e meno giovani,  si scambiavano regole e poesia.

Ricordi e profumi che tornavano intensi, mentre lei sollevava lo sguardo verso l’alto non riconoscendo più nulla in quell’ammasso informe di pietre crollate. La cisterna muta dominava ancora la valle, ultimo baluardo doloroso di rimembranza. Sotto l'istantanea della tragedia.



Conza della Campania - dopo il terremoto del 23 novembre 1980


Le lacrime scivolavano silenziose, mentre un pensiero fisso continuava a martellarle dentro.Poteva sembrare una cosa piccola ma per lei, in quel momento, assumeva un valore immenso.

Non ho fatto in tempo papà, avevo promesso ad Angela che le avrei  portato la mia Barbie Malibù, la mia preferita, per ringraziarla di tutte le estati in cui ho giocato con le sue. Assieme ai miei libri e ai quaderni per inventare  nuove storie.

Con un abbraccio lungo e intenso e un bacio sulla testa, il  padre la consolò. Stringendola forte raccontò del dolore, della rabbia della gente, della tristezza, della paura, del senso di impotenza di chi aveva perso tutto ed era rimasto solo. Di quanta gente era venuta da tutta Italia e aveva scavato a mani nude per salvare le persone rimaste sotto le macerie. Degli zii, degli amici che non c’erano più. Di quel minuto interminabile che aveva calpestato gli uomini.




Conza Scalo - il regno della mia infanzia dopo il terremoto


Del nonno, rimasto per quasi tre giorni vivo, sotto le macerie della casa di famiglia. Della gioia del padre e dello zio provata nell'istante in cui erano riusciti a tirarlo fuori sano e salvo. Dei bambini, delle donne. Dello sgomento, dei ritardi nei soccorsi. Dell’incapacità dello stato di essere tempestivo. Della sofferenza. Di  quel nulla che aveva inghiottito tutto. Di questa Italia, piena di ferite, rassegnata a curarsi da sola. 

Allora e oggi.

Dedicato a tutti quelli che ho amato e che non ci sono più. Ai miei amici d’infanzia e alle corse nei campi di grano che non dimenticherò mai. Ai giochi lungo la ferrovia, tra i binari e sui treni in disuso. Alle migliaia di “campagne” e di avventure tra i boschi. Ai bagni nel fiume Ofanto, dalle acque limpide come cristallo. Ai miei nonni amatissimi. A mio zio. Alle mie estati.
A Conza della Campania.
All’Irpinia.


Alla terra che trema ancora lungo tutta la dorsale appennina. Alle Marche, all’Umbria, a tutta l'Italia centrale, a tutti  i  piccoli e meravigliosi paesi che fanno parte della nostra storia, della nostra vita. A chi non dormirà mai più a cuore libero. E ogni volta che la terra tremerà ancora, ripiomberà nell’abisso. Vicino o lontano che sia. 
Ad oggi che ho avuto la forza di raccontare. 

24 ottobre 2016

Il mio tempo.

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-96159>

13 ottobre 2016

RECENSIONE: ERRI DEL LUCA - LA NATURA ESPOSTA





Oggi è morto Dario Fo e hanno dato il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan.
Il giullare e il menestrello. Del primo avevo grande stima, il secondo beh... mi ha sempre lasciata indifferente.

A rifletterci sui meriti che determinano la scelta dei premiati io da tempo desidero che uno dei prossimi Nobel sia dato all'autore che amo di più, Erri De Luca.

La motivazione?

Ne ho inventata una da smodata quale sono:
"Per riuscire a rendere  le sue parole  pura poesia, specchio di sentimenti illuminati e illuminanti. Per la musica che vibra tra le salite ripide del suo percorso e le  immagini vivide e immediate come polaroid che riesce a regalare.

Per  i battiti sommessi, per le vesti sdrucite, per la libertà di pensiero, per l'impossibilità  alla resa.  

Per la vita e la morte che sublimemente ci ricorda."

Nel suo ultimo romanzo ci insegna a fidarci del nostro istinto; a compiere "meraviglie" senza aspettarci niente in cambio.  A riscrivere la quotidianità, la normalità, nel senso più alto che possiamo dare a queste parole.
A percorrere strade tendendo la mano con sguardo sicuro. A riconoscere e riconoscerci.
Ad esporci, a metterci a nudo. A mostrare la parte di noi di cui abbiamo più timore e  che forse  è il meglio che abbiamo.


A pensarci bene potrei utilizzare le sue stesse parole per la motivazione:
Esistono libri che fanno provare un amore più intenso di quello conosciuto, un coraggio più scatenato di quello sperimentato. Dev'essere l'effetto che fa l'arte: supera l'esperienza personale, fa raggiungere al corpo, ai nervi, al sangue, traguardi sconosciuti. 

La mia è poca cosa ma la sua sarebbe perfetta.

Bisognerà scrivere ai quei parrucconi dell'Accademia di Stoccolma che quest'anno hanno preferito Dylan a Philip Roth.
Diamine.








09 ottobre 2016

DAVID BOWIE IS.





La vita è qualcosa che scorre troppo in fretta. E passiamo molto tempo a parlarne. TROPPE PAROLE. Invece, a mio vedere, dovremmo fare. Soprattutto. Evitare che ci scorra a fianco, sfiorandoci.

Evitare fiumi inutili, perdite di tempo, spreco.
Anche qui, nel mondo blog. Quell'attorcigliarci su noi stessi, quello sprecarci, quello sminuirci.
Senza costruire, senza arricchirci.
Leggo qua e là, vere e proprie sciocchezze. Dibattiti unitili e futili. Che se accadessero sporadicamente potrebbero pure essere divertenti. Altrimenti sono solo delle grandi perdite di tempo. Anime che millantano, mentono, si sprecano devastando inutilmente.

Per fortuna, ci sono tanti begli angoli, dove si costruisce, si recupera e si cresce insieme. Sono orgogliosa di frequentarli, di farne parte, Di essere una voce tra le altre che contribuisce, che unisce, che vive, che si migliora e che migliora.
Poi tra il correre dietro i tram quotidiani e il fermarsi un momento a riflettere, cerco di mettere il naso tra le cose belle che mi girano attorno.

E così mi capita di avere settimane "pregne" come quella appena trascorsa, tra una prima alla Scala e una visita alla mostra dell'anno.

Ieri sono stata in Emilia Romagna. Prima a Parma, tra gente bella e che mi piace tanto e poi a Bologna, idem come sopra.
Avevo appuntato da mesi di fare una capatina per vedere una mostra a mio parere irrinunciabile.
Dedicata a David Bowie e nata nel 2013 a Londra, ben prima che Bowie ci lasciasse.


ABITO INDOSSATO PER IL VIDEO UFFICIALE DI STARMAN

È stato grandioso. Un evento di respiro internazionale, che mi ha emozionato, divertito, entusiasmato.
Ho cantato, ballato, letto, studiato, camminato con lui. Ripercorrendo come in un videoclip tutta la sua vita. La musica, il teatro, il cinema a cui questo grande artista ha contribuito con la sua classe, la sua eleganza, la sua intelligenza, innalzando, creando,dissacrando, sbaragliando.

TRA ABITI DI SCENA, ALBUM,SCRITTI ORIGINALI E SCALE

Precursore in qualunque arte, ha stravolto ogni regola, inventandone e creandone di nuove, sublimi. Facendoci partecipi del suo genio. Arrivando a tutti, al centro, con quella sua voce modulata e bassa, narrandoci delle vittorie e delle sconfitte. Della complessità della vita, con le sue battute d'arresto, le sue battaglie da uomo imperfetto. E la sua fragilità, oltre alla sua arte, è stata la cosa che mi fatto più bene.


NON POTEVA MANCARE UNA FOTO DA VERA FAN



Per riconoscermi in lui. Attraverso la sua grandezza, un EROE, UOMODELLESTELLE, ASSOLUTAMENTE DEBUTTANTE. In questa vita, sempre degna di essere vissuta. Così com'è.






29 settembre 2016

L'IMPORTANTE E RICOMINCIARE.



Me lo dicevo oggi mentre chiudevo un lavoro lunghissimo che mi è parso interminabile.
Sono stanchissima, il mese di settembre con la sua frenesia e le sue scadenze annulla in brevissimo tempo tutti i benefici delle vacanze estive.
Ma finalmente volge al termine.
Mi rendo conto che, dopo quasi trent'anni di lavoro, ogni anno lo affronto con maggiore sofferenza.
Vero, dai miei inizi molte cose sono cambiate soprattutto sul fronte delle responsabilità.
Affrontate con sempre maggiore impegno. Non mi sono mai tirata indietro di fronte a nulla, ho lavorato e studiato senza mai fermarmi.
Sono orgogliosa di tutto il bagaglio che porto con me.
Allo stesso tempo non mi riconosco più nella frenesia di raggiungere tutti gli obiettivi possibili con la quale spesso, ultimamente, mi devo confrontare.
Sembra quasi un status, essere presenti, sempre accesi, sempre connessi, pronti ad evadere nel modo migliore e più veloce possibile ogni richiesta. Rintracciabili anche a ferragosto mentre pedaliamo in Maremma o nuotiamo in una caletta del Salento. Altrimenti la nostra immagine subirebbe contraccolpi insopportabili per il nostro ego. La foto sul profilo, professionale, bella ed elegante, non ci corrisponderebbe più. Non ci sentiremmo più all'altezza. Di cosa poi? Cosa conta veramente?
Ecco, io voglio scendere qui.

Voglio vedere i viali di fiori di pesco a Kyoto in primavera.
Le foglie di Central Park ad ottobre, meraviglioso tappeto autunnale.
Il Mall imbandierato a giugno per il compleanno della Regina Elisabetta.
Viaggiare da Hannover a Francoforte e ritorno sul TEE a dicembre. 





Voglio il mio tempo.

Bisognerà ricominciare leggeri.