27 gennaio 2016

[POESIA] Una Poesia è una città di Charles Bukowski





Una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e di roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera;una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore...
una poesia è questa città adesso,
50 miglia dal nulla,
le 9, 09 del mattino,
il gusto del liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l'oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta di finestre rotte...

una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo...

e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l'altro fino all'estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare


(Charles Bukowski)


Alcune parole e autori si possono solo amare alla follia.

18 gennaio 2016

I LIBRI DEL MESE: GENNAIO.




Lella Costa: CHE BELLO ESSERE NOI.







Autore: Lella Costa
Titolo: Che Bello Essere Noi.
Edizioni: Piemme
Pagine: 148
Prezzo: 14  euro




E' questo il privilegio, questa la magia: riconoscere le occasioni d'incontro e non lasciarsele scappare. Noi ragazze, in genere siamo piuttosto brave.                                                                           




Questo libro mi è stato regalato a Natale da una cara amica. Abbiamo sempre una serata in cui ci riuniamo per farci gli auguri prima che il vento degli impegni familiari ci disperda per un po'. Un'abitudine che ci rende più unite che mai. E' stato bello celebrarla con  pensieri speciali che si tramutano in doni speciali. Un libro che già accarezzavo prima ancora di leggerlo.Mi era bastato il titolo, preso da una frase dello scrittore Christopher Hitchens. L'autrice descrive in piena bellezza l'universo femminile. Dal primo incontro con l'amica che finirà per essere ben presto l'altra metà di noi e  che non sempre inizia  con il piede giusto. Vi sarà capitato no? Dalle empatie ai sentimenti ed emozioni. Dalle scelte simili e non, concezioni di vista analoghe, punti di vista coincidenti. Dai nostri millemila difetti. Dalle antipatie viscerali, dalla schiettezza. Dal fare gruppo o meno.Siamo donne. Fatte per incontrarci e non lasciarci più oppure per camminare su binari paralleli senza rischiare l'incontro. Ma testarde, oneste e sincere fino allo spasimo. Lella Costa affronta il mondo femminile con l'ironia che la contraddistingue. A volte leggendo, mi sono trovata d'accordo con lei, altre meno. Ho riso di ciò che la disturba perchè mi è sembrato paradossale, ma alla fine ho riconosciuto che anche io sono disturbata da cose inutili e al limite dell'ilarità. Insomma un ritratto intelligente e mai banale di noi "piccole donne" in guerra. Ma orgogliose di esserlo. Nei confronti di una società che mai ci ha regalato nulla e continua a distillare dell'inutile pragmatismo nei nostri confronti. Da leggere e regalare a chi ha il cuore vicino al nostro.

"Io non so come funzioni tra i maschi. Tra femmine succede che spesso ci si incontri e si saltino tutti i preliminari progressivi di una relazione, e ci si ritrovi istintivamente e immediatamente amiche. Come se tutte le vite vissute prima, diversamente e separatamente, costituissero una sorta di alfabeto comune, fatto non solo di sentimenti ed emozioni ma anche di scelte simili, concezioni di vita analoghe, punti di vista coincidenti. Come se - beate noi - ci fosse ripetutamente concessa la possibilità di rivivere la meravigliosa sensazione di avere incontrato una persona nuova e speciale."



 Maurizio De Giovanni: VIPERA.




Autore: Maurizio De Giovanni
Titolo: Vipera
Edizioni: Einaudi Stile Libero BIG
Pagine: 291
Prezzo: 12  euro





E dimmi: tu lo sai cos'è l'amore?
Io l'ho visto sai l'amore. L'ho conosciuto, l'ho incontrato. E' fatto di dolore e di malinconia, di ansia e di ritorni. Non si consuma in un attimo. L'amore è fatto di aria fresca e fiori, di lacrime e risate.




Il commissiario Ricciardi e il suo autore Maurizio De Giovanni sono stati una bella novità. Consigliati in maniera calorosa da un'amica di blog;  io non potevo sottrarmi ad un invito così piacevole e allora mi sono avvicinata. Mi si è aperto dinnanzi un mondo forte, pieno di odori, sapori e colori che conosco molto bene. Il tutto calibrato da una scrittura versatile, generosa e poetica. Calarsi in un giallo o meglio un bel noir anni '30 come Vipera, poteva essere non proprio facile per me che amo poco il genere. Invece il giallo non mangia il romanzo e lo lascia scorrere fungendo da semplice filo conduttore; facendoci addentrare in quel mondo. Un periodo storico ben preciso e complicato come era vivere in in epoca fascista e nonostante questo, aperto e limpido come solo le belle giornate di sole in quel di Napoli sanno regalare. I personaggi sono semplici e schietti tratteggiati benissimo tanto da diventarci familiari. In equilibrio perfetto fino alla fine. E poi il protagonista, con quell'aura misteriosa che ci incuriosisce al punto giusto. Sarebbe senza dubbio un bel personaggio televisivo , ho pensato. Nei suoi panni ci vedrei bene uno come Filippo Timi, ad esempio. (vabbè la mia è una passione smodata lasciamo stare).

Il primo libro mi è piaciuto e continuerò a leggere anche i successivi. Ultimamente l'autore ha mandato in pensione il commissario Ricciardi creando l'ispettore Giuseppe Lojacono e adattando i suoi romanzi a tempi più moderni. Vedremo se anche il contemporaneo saprà conquistarmi. Non so, conoscendo il mio mood retrò...

"E infine tu. Tu che hai ucciso. Tu che sei tra questi o sei altro ancora, tu che hai aspettato che non ci fosse più respiro sotto il cuscino, che il corpo che era stato caldo si raffreddasse, che il sangue smettesse di percorrere le sue vie. Tu, che cosa chiedi alla notte di primavera? Forse cancelli l'ombra di rimorso. Che ti dia ragione,  quando hai pensato che non ci sarebbe stata speranza, né pace, con lei. E che ti convinca che senza di lei sarà impossibile vivere, che non hai sbagliato, che tutto andrà a posto. Che non è stata vendetta, che non è stata rabbia. Non disperazione, ma speranza."




Gabriel Garcia Marquez: OCCHI DI CANE AZZURRO

Autore: Gabriel Garcia Marquez
Titolo: Occhi di Cane Azzurro
Traduzione: Angelo Morino
Edizioni: Oscar Mondadori
Pagine: 126
Prezzo: 8  euro







Ma sarà ormai così rassegnato a morire, che forse morirà di rassegnazione.





E' difficile parlare di Gabo, della sua passione per la scrittura, per il mistero e il fantastico, per la morte necessaria alla vita che si rincorrono in ogni suo romanzo. E' difficile per chi lo ama come me e non si è ancora rassegnato alla sua, di morte. Mi capita per esorcizzare la malinconia, di rileggere le sue opere. Da quelle potenti e famose a quelle iniziali, più deboli ma che a cercare con attenzione avevano dentro molti degli elementi che lo avrebbero reso il grande scrittore che sarebbe diventato. Era un giovane studente di circa vent'anni quando per la prima volta gli pubblicarono un racconto: "La terza rassegnazione". Così povero da non possedere nemmeno i cinque centesimi necessari per comprare il giornale. Dovette farseli prestare.  Era caparbio e indolente e sapeva benissimo che con gli studi non avrebbe mai concluso nulla. Ma scrivere gli era necessario come vivere.
I racconti giovanili scritti tra il 1947 e il 1955   furono raccolti e pubblicati nel 1972 e tradotti poi in Italia nel 1983 da Mondadori. 
Tra i tanti vi segnalo "Monologo di Isabel mentre vede piovere su Macondo".
Datato 1955. La prima volta che parla della città magica, origine di tutto, che lo porterà lontano. Dove nemmeno lui avrebbe forse osato immaginare di andare.


"Piovve per tutto il lunedì, come la domenica. Ma era come se stesse piovendo in un altro modo, perché qualcosa di diverso e di amaro accadeva nel mio cuore. All'imbrunire una voce accanto alla mia seggiola disse: "è noiosa questa pioggia". Senza che mi girassi a guardare, riconobbi la voce di Martin. Sapevo che stava parlando alla seggiola accanto, con la stessa espressione fredda e attonita che non era mutata neppure dopo quella buia alba di dicembre in cui aveva cominciato ad essere mio marito. Erano trascorsi cinque mesi da allora. Adesso io stavo per avere un bambino. E Martin era lì accanto a me, a dire che la pioggia lo annoiava. "noiosa no" dissi. "quello che mi sembra troppo triste  è il giardino vuoto e quei poveri alberi che non possono allontanarsi dal cortile". Allora mi voltai a guardarlo e Martin non era più lì. Era appena una voce che mi diceva "naturalmente non finirà mai" e quando guardai verso la voce vidi solo la seggiola vuota."












                                                                             

12 gennaio 2016

Sei la mia schiavitù.





"Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro"


(Nazim Hikmet - da lettere dal carcere a Munevver)


Essere considerati dal proprio uomo/donna come tutto, luce e ombra. Essere il suo pensiero, il suo desiderio, il suo perenne bisogno. Compagni e amanti. Passione e ragione.
Sì.
Quanto è importante la persona amata per noi, quanto dipendiamo e quanto siamo liberi da lei?

Ok stasera pensieri e parole che scorrono random. Perché poesia è sempre sinonimo di ispirazione e riflessione. Ovunque ci porti.


08 gennaio 2016

Gioie semplici.





In questo venerdì sera tranquillo, mentre mi appresto a scrivere due righe sostanzialmente per augurarvi un buon fine settimana, mi domando perché non abbiamo mai il coraggio di godere  fino in fondo delle gioie semplici.

Quelle che ci capitano almeno una volta al giorno e che in tutta fretta dimentichiamo presi dal nulla che ci attraversa la strada.

LE MIE:
  • Sdraiarsi sul divano, allungare le gambe e respirare.
  • Guardare la tua casa, messa su con amore e sentirti contenta perché è davvero lo specchio di te.
  • Sentire addosso il calore del sole e restare immobile.
  • Leggere qualche pagina del libro che hai davanti e che ti coinvolge senza pensare ad altro.
  • Staccare un quadratino della tua cioccolata preferita e assaporarlo piano, chiudendo gli occhi.
  • Alzarsi al sabato mattina e trovare la colazione pronta e il caffè caldo.
  • Le infinite telefonate con tua sorella.
  • Ascoltare tuo padre mentre ti racconta nuovamente quando arrivò secondo alle regionali di maratona.
  • Accendere la radio preferita e canticchiare  proprio quella canzone una deliziosa canzonetta.
  • Prendere la bicicletta e andare fino al parco vicino casa per perderti nel verde.
  • Sorridere mentre tuo fratello ti racconta nel tuo dialetto del cuore, le mille disavventure di un architetto napoletano.
  • Passare la serata a ridere di nulla con le tue amiche, in quella trattoria vicino casa con le tovaglie a quadretti rossi.
  • Restare senza fiato mentre il cielo all'alba si colora di un rosso fiammante.
  • Accarezzare la testa dei tuoi nipoti e farti sbaciucchiare all'infinito.
  • Restare a chiacchierare con tua mamma in cucina e scoprire che non la smettereste mai.
  • Guardare alla tele per l'ennesima volta il tuo film preferito e piangere facendo finta di nulla, mentre tuo marito ti becca e dice -  ANCORA?
  • Cucinare la ricetta sentita alla radio, con le mille variazioni che il tuo senso innato suggerisce.
  • Iniziare a programmare le prossime vacanze estive.
  • Ballare al ritmo di quella musica che senti solo tu.
  • Addormentarti lentamente abbarbicata a chi c'è e ci sarà.


E ancora...


LE VOSTRE?







03 gennaio 2016

In nome del nuovo anno: poche virtù e vecchi vizi.




Sono rientrata a Milano venerdì sera. Quasi ottocento chilometri in macchina in sette ore.
Volevamo evitare il rientro e il cattivo tempo.
Partiti con la nebbia e rientrati con la nebbia. Da Parma a Milano fitta e densa come nuvole di zucchero filato. Alle spalle i bellissimi e assolati giorni di un dicembre anomalo.
Caldo e sole al sud. Che poi, a volerla dire tutta almeno dalle mie parti, non è così strano.
Lo strano erano i quasi sessanta giorni di sole del nord. 
Comunque, al rientro, ci aspettavano freddo intenso e neve.
Perché ieri mattina in quel di Milano e dintorni miei  (la Brianza) nevicava. Fiocchi a volte esili e a volte ciccioni.
Poi ha smesso e ha cominciato con quella pioggerella fitta mischiata a nevischio. 
Il solito schifo che odio.
E tutto grigio.

Fatto un giro in centro per negozi, volevo verificare se, come al solito, all'interno di alcuni che frequento, c'erano già i saldi. 
Camuffati da promozioni ebbene sì. Quasi tutti. Salvo il negozio in cui sono entrata alla ricerca del nuovo piumino. Scelto il colore e misurata la taglia, tornerò il cinque. Alla data ufficiale. Porcaccia. 

Ma che rapporto avete voi con i saldi?

Da anni, complici le mail che mi arrivano sul cellulare dai miei negozi preferiti, parto in anticipo, per non trovarmi nella calca e non dovere sgomitare per la taglia e il colore.
Però non capisco il senso. Dare una data ufficiale quando in realtà a livello di regioni e provincie, si sono liberalizzate le promozioni e si parte subito dopo Natale. Con la crisi economica in atto, (scusate L'ABBIAMO SUPERATA "LA RIPRESA ECONOMICA E' REALE") si acquista sempre meno e in maniera ponderata. Ci siamo concentrati sull'utile a partire dai regali da mettere sotto l'albero sia per gli adulti che per i bambini. Molto avviene in internet, ON-LINE si accede a qualsiasi tipo di prodotto. Io però sono legata al vecchio metodo, vado ancora in giro per negozi, provo e poi compro. Ho bisogno di vedere come mi sta quel colore e quel modello, non rinuncio al giro shopping per abbigliamento e scarpe. Queste ultime poi, se non le provo non se ne parla. Oltre al fatto che ho sempre gli stessi negozi e marche di riferimento. Io sono restia a comprare sul web. Diciamo che resta un mio difetto. Non riesco a fidarmi.
Ho amiche che invece passano le ore sui siti di moda e riescono a comprare il mondo intero. Visto che poi, se non va bene il capo, possono recedere o cambiare. 
Ma la scossa adrenalinica che ti da toccare e provare qualcosa prima di acquistare,  è in grado di darmela anche l'acquisto virtuale?
Non credo proprio eh...

Tornando a bomba, che lo shopping mi ha distratto, a fine anno ci sono stati i soliti proclami migliorativi per il 2016.
Ho letto e sentito che la percentuale di pressione fiscale pro-capite per cittadino si abbasserà. Di quasi 0.2 PUNTI in percentuale. E ci tolgono la Tasi.
Ma aumenta il canone  Rai (pagheremo con le bollette di consumo energia elettrica bimestralmente), i trasporti, le autostrade ecc...
Alle solite, con  i proclami e i vecchi vizi.

Che sia il caso allora, di farci qualche risata andando a vedere il nuovo film di Checco Zalone, Quo Vado?
Che come ci fa ridere lui delle nostre disgrazie e dei nostri difetti...guadagnandoci su (solo lui) una paccata di soldi, nessuno ormai. 

Che amarezza, riuscire a sorridere dei nostri guai ma non fare nulla per cambiare.