27 giugno 2016

RECENSIONE: ERRI DE LUCA - LA FACCIA DELLE NUVOLE






Autore: Erri De Luca
Titolo: La faccia delle nuvole
Edizione: Feltrinelli
Pagine: 88
Prezzo: 9,00 euro





"É il più piccolo latitante della storia. E pare che lo sappia, di essere un clandestino."







MIRIÁM: Non ti tormentare con le impressioni degli altri. Come se non la conoscessimo questa nostra gente. Hanno la fissazione di guardare oltre il presente. Sono affascinati dal futuro, ci scommettono come alla lotteria. Discutono di sogni con la stessa foga con cui trattano il prezzo delle merci. Vedono segni, numeri, presagi dappertutto. E poi: quanto gli piace dire a voce alta qualche solennità. Prendono un verso sacro del passato, lo spolverano un poco e dicono: ci siamo, si sta avverando questo, si manifesta quello. E sulle facce dei bambini tirano a far pronostici. Lascia perdere le rassomiglianze, Ioséf. Quando sarà cresciuto ne avrà una e definitiva. Per ora è normale che sia un concentrato di molti lineamenti possibili.



Quando un autore ti accompagna passo dopo passo per gran parte della tua vita, ti accorgi di come ti venga naturale leggere e poi ritrovarti in tutto quello che scrive o che dice.Come sia specchio delle tue speranze e delle tue paure, come riesca ad ispirarti o a confonderti. Come tu riesca a coglierne l'essenza pur leggendo un passo all'apparenza difficile. Perché la sua prosa è acqua di fonte, è pura, è vincolo dal quale non riesci a scioglierti.
Non vuoi che si allontani e lo tieni stretto a te come se, senza, potessi fare fatica perfino a trovare fiato.
Quando ti regala attimi nuovi, nuova luce, mentre ti circuisce dall'alto dello scaffale in cui lo hai scoperto di nuovo,sempre giovane e ammiccante, sorridi come una fidanzata felice per la sorpresa. Sai bene  che è lì per te, non dai retta agli altri, ai tuoi simili che se ne impossessano con la tracotanza di chi crede di essere unico.
Godi nell'attesa di poterlo fare tuo, centinellando le notizie di copertina, rileggendo tutta la sua bibliografia che conosci a memoria. Non ti deluderà, è impossibile.
Erri De Luca è per me sinonimo di comprensione, di pazienza, di speranza. Nel suo ultimo racconto, dove continua a narrarci le vicende della famiglia ebrea più conosciuta della storia, ci fa stare a testa in su a guardare le nuvole. Insegnandoci che credere in amore non è cedere ma accrescere, aggiungere manciate di fiducia ardente.

E questo sempre a modo suo, raccontandoci di uguaglianza, di somiglianza e di unicità, condannando il razzismo e il conformismo. Riuscendo a farci ridere mentre ci narra della visita dei pastori al figlio "clandestino", che fanno gli auguri ai genitori in napoletano,mettendoci subito a nostro agio, quasi fossimo lì con loro,  mentre ci pare di vederli  tra una raccomandazione e l'altra, che lasciano ricotta e legna per riscaldarlo o' piccerìllo.

Miriám e Josèf ci credono. Umani, deboli, dubbiosi. La novità è questo loro punto di vista  quello che ti prende e ti trascina fino alla fine del racconto. Consapevoli della loro inesperienza proveranno a credere e a cercare di dare un futuro a quel loro figlio che, sanno bene, non somiglierà a nessun altro. Non somiglia nemmeno a loro, è vero, ma non importa affatto.
Come le nuvole cambierà aspetto, ogni giorno, ogni ora. Esattamente come tutti noi.

E se vi annoio parlandovi dei libri che amo spero che, visto la lunga frequentazione e spero, la stima, continuerete a seguirmi.
Non è spocchia, vi assicuro, solo passione.







Note bibliografiche  sull'autore.

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. 
Tra gli ultimi libri pubblicati da Feltrinelli:

Il più e il meno - 2015

La parola contraria - 2015
La musica provata - 2014
Storia di Irene  - 2013
Ti sembra il caso? - 2013
La doppia vita dei numeri - 2012
Il torto del soldato - 2012
I pesci non chiudono gli occhi - 2011
E disse - 2011




20 giugno 2016

UNA RISATA VI SEPPELLIRÀ.



Sì capita.
Di leggere, vedere  e sentire delle vere e proprie stronzate, che ti ci butteresti a capo fitto nella mischia a menare fendenti a destra e a manca.

Ma poi pensi che tu non sei così...forse.

Hai imparato a riflettere prima di agire, magari a contare dieci, cento, mille volte.E poi a parlare poco e al momento giusto.Hai imparato ad affilare le armi al buio, in attesa.Perché arriva sempre il momento. 

Ma intanto ti diverti, prendi le misure, studi la loro debolezza. 
Poi colpisci a fondo. E non li lasci tramortiti, li distruggi.


Qualche esempio di vita?

Quelli che ti passano davanti (oddio ci provano mica ci riescono) alla cassa del supermercato.
Quelli che non ti lasciano attraversare la strada sulle strisce pedonali.
Quelli che hanno torto marcio eppure ti insultano per primi.
Quelli che non ti salutano mai se non lo fai prima tu.
Quelli che non ti salutano neppure se lo fai prima tu.
Quelli che si ispirano ai grandi libri e alle grandi massime. 
Ma non hanno mai letto gli autori di cui parlano.

Quelli che non sbagliano mai e non guardano mai dietro la foto.
Quelli che hanno solo certezze e non cambiano mai idea.
Quelli che ti sorridono con aria di compatimento se provi loro che si sbagliano.
Quelli che sono loro i più intelligenti e gli altri, tutti stupidi.
Quelli che non sanno dire "SCUSA".
Quelli che non sanno dire "GRAZIE".

Quindi adotti delle tecniche che valgono quanto le parole.

Saluti urlando un BUONGIORNO da spaccare i timpani.Dopo di che, la volta successiva che li incontri, li ignori come se fossero trasparenti.

Alla cassa del supermercato ti piazzi in modo tale che ci devono solo provare a passare davanti.

Sulle strisce pedonali rallenti fino a fermarti in mezzo alla strada e poi parti con gli insulti, se stentano a fermarsi. Fino ad ora mi è andata sempre bene.

Al momento della "dotta" citazione a cui con distrazione fai riferimento, prendi tempo e ti fermi, aspettando che il grande esperto ti dica libro e autore che sicuramente conoscerà.Visto che ha sempre detto di avere letto tutto di lui. E dopo, al calare del silenzio, quando sta per diventare imbarazzante, lo bruci.

A quelli più "intelligenti" lasci l'illusoria certezza che sia così e intanto li compatisci aspettando l'occasione (che si presenta sempre) per ridurli ad un cetriolo avvizzito.

 Su chi non dice mai grazie e scusa  ci sto ancora lavorando. Sono imperfetta lo sapete.Ma accetto suggerimenti da voi. 

E voi, cosa vi infastidisce? A cosa non riuscite a resistere? Cosa vi fa sbroccare completamente?



Intanto per ritrovare la calma so io cosa ci vuole. Citando il mio poeta contemporaneo preferito:  "Nella testa un po' di sole ed in bocca una canzone."

Ah,  so bene di chi parlo ;)







15 giugno 2016

DIECI CANZONI PER UNA CITTA'.





Dieci canzoni per una città 





Questo post mi è venuto in mente mentre scrivevo di NYC.
La musica fa la parte da leone nella mia vita,del resto come poteva essere diversamente visto il titolo del mio blog.
E come le parole dei miei libri preferiti, accompagna e sottolinea ogni mio passo.
Riesco a leggere con il sottofondo musicale, impresa non da tutti.
Ho fatto pratica al liceo, quando studiavo. E devo dire, che pure con il mangiacassette (mitico) che andava a manetta, non ho mai avuto insuccessi scolastici, anzi.La mia capacità di concentrazione era sempre al massimo.
Dicevo, mi è venuto in mente mentre finivo il post su Nyc. anche quando scrivo, solitamente, ascolto musica. Voi?

A questo punto ho pensato ad un  collegamento ideale tra le città preferite e la musica che più ce le fa sentire vicino.

Io, ovviamente, ho scelto New York, (ma è stata dura la lotta con Milano). E ho stilato la lista che vedete in basso. Però sono curiosa di sentire i vostri di abbinamenti, se avrete voglia di partecipare al gioco.Lasciate nei vostri commenti la città e le canzoni che ve la ricordano. Di alcuni di voi, prevedo già la scelta della città e perfino qualche canzone.
Vedremo se ho ragione.

La mia song list:

Moon River - Henry Mancini



52nd Street -  Billy Joel







Englishman a new york - Sting




Angel of Harlem - U2



Central Park Blues  - Nina Simone


Off Broadway -  George Benson



The Rising -  Bruce Springsteen


Underpressure - Queen e  David Bowie



Uptown Girl -  Billy Joel



Walkin'on the wild side -  Lou Reed





08 giugno 2016

UNA SERA COME LE ALTRE.








Qualche sera fa, camminavo verso casa, con la testa per aria e il cuore altrove.
Sentivo tutto il profumo della primavera che mi entrava nelle narici, arrivava a mescolarsi con il sangue.
Il cielo azzurro, limpidissimo, mi donava sensazioni bellissime, foriere di promesse.
Il sole sulla testa riscaldava tutto il corpo.
Nonostante la stanchezza dopo la giornata lavorativa, camminavo celermente e sorridevo.
Ho un'età che dovrebbe farmi andare a testa bassa, quasi senza sogni. Dicono.
Invece, avevo nel cuore la stessa gioia dei miei vent'anni, la stessa allegria sulle labbra. 
Un sorriso appena accennato, come se aspettasse l'invito a sbocciare, come una rosa.
Lampi di pensieri felici, onesti, semplici.
Nulla di eccessivo, ma avevo voglia di proteggere.
A posto con me e con il resto del mondo.

Vorrei raccoglierla tutta questa serenità, conservarla per i momenti difficili.
Come un fiore delicato, senza esporla troppo, ma riservandole una veste bianca, da sposa.

@Mariellaesseci - tutti i diritti riservati

05 giugno 2016

A CENA CON...




Aderisco ben volentieri all'invito della blogger Fata Confetto di partecipare ad un gioco che coinvolge amiche e amici blogger. Tutto nasce per favorire contatti tra i blogger e stimolare lo scambio di idee e nuove proposte. 


Il banner del gioco è questo:




Qual è l'idea? Quella di immaginare di invitare a cena un personaggio del passato che sia storico,di fantasia, dello spettacolo e dedicargli un menù ad hoc.
Chiaramente mi ci sono buttata a capo fitto, poiché un gioco che coinvolga cibo e personaggi mitici mi piace un sacco e poi avevo già in mente, nel momento stesso in cui ho letto le regole, il personaggio e il menù.
Per cui, ringrazio Marilena del blog Parole di contorno, che mi ha chiesto gentilmente di partecipare e inizio immediatamente.
Le regole sono semplici per chi di voi volesse partecipare:
1) inserire l'immagine del personaggio;
2) una breve motivazione della scelta;
3) il menù con il link delle ricette o la citazione della fonte;
4) foto delle ricette (facoltativo);
5) lasciare un commento di adesione nello spazio commenti di questo post;



Ed ora iniziamo:

Il mio personaggio è  AUDREY HEPBURN. Lei amava molto cucinare e aveva raccolto tutte le sue ricette in un librino sfilacciato che un giorno Luca Dotti, suo figlio,  ritrovò. Alcune erano complesse ma non arrivarono mai sulla sua tavola, altri invece sono esattamente quelle che lei amava per davvero e che le appartenevano. Dietro la sua passione per la cucina c'era il trauma della guerra, e la perdita di tutto ciò che contava per una bambina. Indelebile nella sua memoria il tempo in cui non c'era più nulla da mangiare se non erba e tulipani bolliti, quando sei ridotta a mucchietto di pelle e ossa e riesci a sopravvivere grazie a qualche tavoletta di cioccolata portata dai liberatori prima che sia troppo tardi. Audrey si salvò e considerò la sopravvivenza un dono che non andava sprecato. Lavorò duramente per riconquistare quello che aveva perso. E tutto, anche la sua passione per la cucina, è riconducibile a questo. Nulla di più.
Amando appassionatamente la donna (più che la star) per quello che ho imparato leggendo moltissimo su di lei, mi piaceva dedicarle un tributo grazie al piccolo gioco, nel quale sono stata coinvolta. Donna, attrice, mamma, e magnifica persona.










Il menù è così composto: caprese tricolore, pennette alla vodka, vite tonnè e crumble di mele. Lo accompagnano un vino bianco delicato come il Sauvignon per il primo, uno Syrah per il secondo e per il dolce uno spumante classico.

Tutto il menù è tratto dal libro che ha scritto suo figlio Luca Dotti "Audrey mia madre" e le ricette sono pubblicate lì per chi volesse approfondire. Io sono riuscita ad inserire solo il link del primo piatto.






02 giugno 2016

AMATECI DI MENO.












Il post è nato nel pomeriggio su Instagram. Avevo appena letto il commento di uno di quei bastardi che giustificano la violenza fatta con il troppo "amore".
Ho avuto conati di vomito e poi ho scritto e postato. Subito dopo sono arrivata sul blog e ho pubblicato per voi. Sapevo che avreste capito e condiviso quello che provavo. Per fortuna, gli Uomini, comprendono bene cosa significhino amore e rispetto. Lo hanno imparato dalla famiglia, dall'educazione avuta, dall'amore e dal rispetto provato in primis nei confronti della propria madre e delle sorelle, e poi, delle compagne. Il resto, quella piccola parte di feccia dell'umanità non è degno di essere compreso nella razza umana. Sono bestie (come dice Max). E per queste bestie io pretendo un "fine pena mai".