Siamo ad una nuova puntata dell'appuntamento con Insieme raccontiamo, ideato da Patricia Moll.
Come di consueto partiamo dal suo incipit iniziale e dalla foto che ha scelto come tema.
La foto è questa:
L'incipit di Patricia Moll:
Battisti nelle cuffiette cantava “c’è un treno che parte alle 7,40...”
Forse non erano proprio le 7,40 però il treno era lì, fermo come un cannibale vorace pronto a inghiottire chiunque gli si avvicinasse troppo. Pauroso, eppure invitante.
Doveva smettere di guardarlo e prendere una decisione. Salire o no?
Il mio finale:
Salire, non c'era altra possibilità. E poi osservarsi, riflessa nel finestrino.
Il piumino azzurro in cui si era infagottata, quasi a volersi nascondere.
Il berretto di lana pesante, lavorato a maglia da sua madre.
I jeans color notte fonda con quella piccola etichetta rossa quasi indistinguibile, ormai.
E poi le vecchie scarpe da tennis bianche portate anche in pieno inverno.Erano ridotte ad un cencio ma lei non se ne separava mai, soprattutto quando doveva viaggiare.
Un panino ripieno al prosciutto, lasciato a metà sul sedile di velluto.Sul tavolino apribile, il suo walkman azzurro della Sony, con la vecchia cassetta arancione. Quello era il "periodo" Battisti, ascoltato fino allo sfinimento.
Era scesa di corsa dal treno dopo il piccolo incidente. Voleva aprire la bottiglia d'acqua appena comprata ma non aveva con sé l'apribottiglie. Allora aveva provato a stapparla come aveva visto fare a suo padre. Il collo di vetro era partito di colpo e si era procurata un taglio alla mano.
Il sangue fuoriusciva dalla ferita copiosamente, per cui si era precipitata giù per cercare di fermare il fiotto sotto il getto d'acqua della fontanella in stazione.
Il capotreno in servizio le era venuto in aiuto e dopo avere pulito la ferita le aveva fasciato la mano con un fazzoletto di cotone.
Aveva le lacrime agli occhi mentre lo ringraziava.
Sapeva che in realtà non era il dolore fisico quello che la faceva stare così male.
Era qualcosa di più profondo.
La ferita si sarebbe rimarginata col tempo, ma ciò che significava quella partenza invece, non sarebbe passato mai.
Era il 23 dicembre del 1985.
Quello che l'aspettava non era in grado di poterlo vedere chiaramente.
Sapeva che sarebbe stato difficile, con momenti di buio e dolore.
Ma la decisione era presa.
Lì alla fine di quella lunga strada ferrata, c'era il suo futuro.
Ad accoglierla, una città immersa nella nebbia del mattino appena travolta da una nevicata storica.
Avrebbe affondato i piedi in quel mondo nuovo e ovattato.
Prima a tentoni poi sempre più sicura.
Tra le sue mani, tutta vita da vivere.
2017@Mariellaesseci
PS: Il piccolo segno della ferita è ancora impresso nel palmo della mia mano; quel dolore sordo di fondo, come il fragore di un onda che si infrange sulla spiaggia, mi fa compagnia da oltre trent'anni.