AUTORE: GOLIARDA SAPIENZA
TITOLO: L'ARTE DELLA GIOIA
EDIZIONI: STAMPA ALTERNATIVA
PAGINE: 569
PREZZO: 19,00
Uno dei momenti che preferisco è quando inizio un libro nuovo.
Specialmente se, ho impiegato un po' di tempo a cominciarlo.
Per convergenze astrali a volte, o impedimenti terreni, capita.
E' successo così con il romanzo più "disturbante" di Goliarda Sapienza.
Scrittrice scomoda e difficile da inquadrare che avevo conosciuto un paio di anni fa, quando lessi "Incontro a Positano".
Breve e intenso. Scrittura fluida e tematica interessante. Ma incapace di travolgermi con le parole e le intenzioni.
Finito, mi ero domandata perché l'autrice era stata così snobbata e tenuta al bando dall'intera classe editoriale degli anni '80 e '90. Che si era sempre rifiutata di pubblicare il suo romanzo più importante, fino a quando nel 1994, due anni prima che morisse d'infarto, l'amico Angelo Pellegrino, che visse con lei per vent'anni, era riuscito pubblicare la prima parte.
Dopo la morte dell'autrice finalmente venne alla luce per intero, con tutte quattro le parti, grazie a Stampa Alternativa e a spese del suo caro amico.
Furono distribuite circa un migliaio di copie e la cosa sembrava destinata all'oblio. Pellegrino, nella prefazione della nuova edizione, ricorda che entrava tutti i giorni in una libreria Feltrinelli dove c'erano due copie del romanzo, dietro altri libri e su di una scansia nascosta da una colonna.
Ogni giorno si chiedeva chi mai le avrebbe acquistate. Fino a quando, misteriosamente, sparirono. La cosa gli sembrò stupefacente.
Come accade piuttosto spesso, (mi viene in mente Erri De Luca chissà perché...) la "scoperta" di una delle nostre migliori autrici italiane del novecento, la dobbiamo ad una berlinese, geniale editor di testi sconosciuti, Waltraud Schwarze. Così il romanzo esce in due parti, in Germania.
La Schwarze poi, telefona a Parigi a Viviane Hamy, editrice nota per il suo coraggio,che lo fa tradurre e poi lo pubblica. Ottenendo un successo strepitoso.
Da lì in poi è storia fatta di passaparola e di "illuminazioni tardive" anche da parte degli editori italiani.
Da qualche anno Einaudi sta pubblicando gli inediti e ripubblicando tutta la sua bibliografia.
Finalmente a fine estate ho cominciato il romanzo.
Brevemente la sinossi:
si racconta la vita, le opere e gli amori di Modesta Brandiforti.
Nata poverissima il 1 gennaio del 1900, nella profonda provincia siciliana e diventata poi principessa, per intelligenza e libertà di pensiero e di azioni.
L'intera esistenza della protagonista abbraccerà quasi tutta la storia della nostra penisola di quell'epoca, tra guerre e resistenze, trasformazioni economiche, politiche e sociali senza mai perdere di vista la cosa più importante, la gioia della libertà.
Modesta (alter ego di Goliarda), racconta la sua vita quasi sempre in prima persona, con un'energia e una forza ineguagliabile. Donna intelligentissima, controcorrente, assolutamente e indisponentemente all'avanguardia. Capace di creare un mondo o meglio una vera e propria "comune" nella sua villa sul mare, poco lontano da Catania, in cui ognuno si sentirà sempre libero di essere per prima cosa un essere umano senza vincoli sociali, privo di pregiudizi e incapace di giudizi.
Sarà mamma, padrona, assassina, amante passionale, donna senza confini e senza limiti. Sempre felice,portando con sé e donando agli altri quella "gioia" che prepotentemente tiene stretta in tutto il suo viaggio.
Un personaggio talmente fuori dagli schemi che di sicuro non poteva essere accettato dall'oscurantismo imperante dell'epoca in cui l'opera fu scritta. E direi che anche oggi qualcuno potrebbe faticare ad accettarlo.
Modesta come Goliarda.
Goliarda come Modesta.
La scrittrice non si negò niente e visse libera e "scandalosamente", fino al suo ultimo respiro. Fu attrice prima, scrittrice poi.
Ebbe anche un esperienza in carcere per avere rubato gioielli a casa di un amica.
Disse che lo aveva fatto per rabbia; la sua amica era ricchissima e non esitava ad invitarla a cena nei migliori ristoranti ma le negava il prestito che le chiedeva per la pubblicazione dei suoi scritti. Nel carcere di Rebibbia, dove fu rinchiusa, conobbe tante persone con le quali non dovette fingere di essere diversa da ciò che era;per questo motivo fu accettata e realizzò che le persone conosciute "dentro" erano persone uguali a noi, non esisteva il diverso.
La meraviglia di non avere preconcetti e di fluttuare liberi. Di amarsi e accettarsi in piena consapevolezza.
Questo concetto di libertà assoluta è il suo manifesto.
Se solo uomini e donne riuscissero a guardare fino in fondo in quel mare di potenza che è la sua scrittura e trarne vero insegnamento, si potrebbe partire da qui, per un mondo migliore.
"Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono nè alberi nè case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com’è: non mi va di fare supposizioni o d’inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente."